La guerra non può mai essere la soluzione ad un problema.
Non si tratta di stare dalla parte di Putin o della Nato: bisogna stare dalla parte della pace, della vita, della gente.
È proprio questo il punto: non vi è nulla che abbia più valore di una singola vita umana; nessun interesse economico, geopolitico, etnico, religioso, nessuna minaccia di accerchiamento o di uso del nucleare, nessuna sanzione per quanto dura possa essere, valgono quanto la vita di un bambino, di un soldato, di una donna incinta, di un vecchio, di chiunque insomma.
Quindi non si tratta di dare ragione o torto a Putin, alla Nato, all’Ucraina e tanto meno agli Stati Uniti d’America, che hanno sempre bombardato nazioni e popoli in nome di una falsa democrazia, di una mai veritiera pace, ma solo sotto il malcelato ideale del più squallido capitalismo.
Quando viene sganciata una bomba o lanciato un missile vi è sempre il rischio di uccidere persone e animali innocenti e questo è intollerabile, considerate le tante guerre passate e presenti.
Al suono di una sirena che preannuncia una bomba ci saranno sempre un bambino che avrà paura, che piangerà, che si nasconderà tremante ed una madre col cuore infranto che cercherà in tutti i modi di consolarlo e di calmarlo.
Mentre noialtri siamo al sicuro nelle nostre case, i nostri figli a scuola senza il proprio gruppo sanguigno scritto addosso, ci sarà qualcuno in questo momento, in Ucraina come nel Congo, in Sudan, in Libia, in Nigeria che rischierà la propria vita nei panni di civile o di militare e che avrebbe meritato di vivere ancora, esattamente come uno di noi.
Il Papa chiede di fare un giorno di digiuno, un paio di amici ucraini stanno raccogliendo vestiti, cibo e medicinali da portare con furgoni e camion in Ucraina, c’è chi prega, chi accende una candela, chi scende in piazza a manifestare contro la guerra: va tutto bene finché si affermi con decisione che qualsiasi conflitto è un abominio contro l’umanità, qualsiasi sia il movente, chiunque l’attore protagonista.
Dopo due anni di pandemia dovuta al COVID ritrovarsi con un’ulteriore conflitto di cui temere è davvero troppo: è vero, ci sono oltre 900 guerre nel mondo in questo momento, ma quella in Ucraina ci appare più vicina, spaventosa, micidiale, come se potesse innescare da un momento all’altro la Terza Guerra Mondiale, che al solo pensiero fa tremare le vene e i polsi.
Eravamo abituati ad ascoltare i racconti dei nostri nonni, a studiare sui libri di storia, ad ascoltare i telegiornali e a leggere quotidiani e riviste; adesso, di colpo, ci ritroviamo catapultati in un contesto che ci confonde, ci trova impreparati, impotenti e terrorizzati.
Diventa difficile mantenere un pensiero positivo dopo due anni di paure, morti, contagi, vaccini, proibizioni ed incertezze.
Certamente ognuno di noi non può che augurarsi la fine precocissima di ogni guerra, compresa questa recente in Ucraina, che ci sia un cessate il fuoco definitivo, che la pace trionfi lì e nel resto dei paesi ove regnano conflitti e sparatorie.
Lo dobbiamo a noi stessi, ai nostri figli e a tutta l’umanità.
Annalisa Capaldo