Dal primo romanzo della tetralogia di Elena Ferrante, Nino Sarratore occupa via via un ruolo cruciale nello sviluppo dell’amicizia e nella vita di Lila e Lenù. Appartenente al ceto medio, figlio del ferroviere, poeta, giornalista nonché donnaiolo, Donato e di Lidia Sarratore, appare sin da subito colto, sensibile, educato, apparentemente diverso rispetto agli uomini del rione.
Sembra perciò quasi paradossale, almeno inizialmente, nel clima di violenze di cui è intriso il romanzo, manifestare antipatia nei suoi confronti, tra la violenza verbale e fisica e la prepotenza di Stefano Carracci, del padre e del fratello di Lila, la delinquenza dei Solara ed in generale la concezione di donna-oggetto insita nell’universo maschile descritto da Elena Ferrante, che non fa che relegare le donne ai margini.
Eppure è proprio Nino Sarratore ad attirarsi l’ostilità dei lettori (nondimeno nella trasposizione televisiva) perché sebbene sembri diverso dagli uomini del rione, ne è in realtà molto vicino.
La sua sopraffazione è intellettuale e subdola.
Nonostante, infatti, consideri Lila e Lenù apparentemente come sue pari, non è che un uomo superficiale, anaffettivo, una sanguisuga che risucchia le energie vitali e intellettuali delle sue vittime.
Nino è un vero e proprio manipolatore seriale che considera le donne come pedine, giocandoci costantemente.
Nell’accezione moderna, dunque, rappresenta quello che è il narcisista patologico, che non fa che manipolare per i suoi scopi tutte le donne che incontra, da Nadia, figlia della professoressa Galiani, bruscamente abbandonata per Lila, a Silvia, Mariarosa ed Eleonora, sedotte e abbandonate con figlio a carico ed infine Lenù, in cui ritrova terreno facile, considerato che non ha mai smesso di amarlo sin da bambina.
“Per me quella era un’esperienza unica, per lui una ripetizione.
Amava le femmine, ne adorava i corpi come feticci.
Non pensai tanto alle altre sue donne di cui sapevo, Nadia, Silvia, Mariarosa o sua moglie…lui sapeva amare e indurre ad amare solo a quel modo eccessivo, non ne conosceva altri?”
È un uomo che finge, che non rispetta in alcun modo le donne e segue sempre un preciso modus operandi: il love bombing in cui attira le donne con atteggiamento ammaliante, quasi di venerazione, creandone un legame di co-dipendenza, nutrendole di valori e di attenzioni; successivamente, a rapporto consolidato, avviene la svalutazione, ovvero diviene incoerente e crudele ed infine se ne distacca (l’abbandono).
Pertanto, per Nino le donne risultano degli oggetti da collezionare al pari degli altri uomini.
Presto o tardi, però, ogni maschera è destinata a cadere e le donne, ferite, con l’anima a brandelli, lo schiveranno al pari delle cose che non hanno alcun valore.
Come recita un modo di dire proverbiale, “la mela non cade mai lontano dall’albero” e Nino Sarratore, che sin da bambino aveva scrutato e detestato il padre e la sua immagine per poi allontanarsene, ne diviene infine un ritratto.