No respect for you, dice Wojciech Bakun quando l’altro forse non sente già più, girato dall’altra parte, ingobbito nell’atto di andarsene. Tornerà poi indietro l’altro, di qualche passo, solo quando riconoscerà le parole “buffone” e “pagliaccio” scandite ad alta voce da un paio di volontari piacentini presenti sul posto, sentendosi per un istante ancora tra insulti noti, insulti “amici”.
Serrerà dunque la mascella con un ultimo spasmo di inspiegabile sicumera per poi spirare nell’ennesimo
«buon lavoro», cercando di porgere l’altra guancia laddove però di guance da porgere, persa per l’ennesima volta
la faccia, stavolta financo su ribalta mondiale, non ce ne sono più già da tempo. E pensare che solo una decina
di giorni prima ero proprio lì, nel luogo consapevolmente scelto da Salvini per fare una delle più colossali figure di
merda (non so come altrimenti definire ciò che nessun eufemismo potrebbe rendere in maniera altrettanto efficace ma soprattutto corretta e intellettualmente onesta) fatte da un politico nella storia contemporanea,
perlomeno quella dell’era dei social. Il sindaco l’avevo visto, in tenuta militare, nella stanza da dove
coordinava le attività nella stazione di Przemysl, snodo ferroviario punto di arrivo da due settimane di centinaia di migliaia di profughi in fuga dall’Ucraina. Era molto indaffarato e non l’avevo intervistato, comunque
immaginando le sue risposte e i suoi distinguo sull’accoglienza polacca (ed europea) di oggi e i respingimenti
polacchi (ed europei) di ieri. Approfondendo ora un po’, capisco che Bakun, affermatosi come sindaco di
destra populista, è un Salvini che ce la sta facendo, almeno fin qui, a sembrare al passo coi tempi riposizionandosi
dalla parte giusta della storia (che o la capisci, o ti travolge e spazza via).
A Bakun sta riuscendo ora quel che per anni è riuscito a Salvini ogni qualvolta è andato a prendere voti al di sotto del Po. Quanto sarebbe stato bello avere un sindaco di destra ad accogliere il leader leghista con la maglietta
“Padania is not Italy” da lui sfoggiata sicuramente più volte di quanto abbia indossato quelle con Putin militare?
Magari è successo, ma ne dubito. Di certo c’è che l’odio per Putin in Polonia è radicato al punto da pretendere
coerenza dagli amici di Putin che ora si recano su quel confine per accogliere chi dalle bombe di Putin
scappa. Insomma, forse per eterogenesi dei fini, o forse per tardivo convincimento, ma chiedere conto di
ciò che si dice e si fa a un leader politico senza vergogna è cosa che può ancora succedere. Per ricordare a
Salvini chi è e chi è stato (e a tanti altri leader politici, ovviamente), non è mai troppo tardi.