Il primo cittadino ha deciso, porterà l’idea Daspo Urbano in Giunta per poi proporlo all’aula nell’ultimo consiglio comunale della sua era, non quello di domani ma il successivo, programmato per il 6 maggio.
Un deterrente per porre freno almeno al fenomeno invasivo delle lotte tra gang giovanili, una delle misure concordate nell’ultimo summit in Prefettura a Salerno, che ha già prodotto un pattugliamento costante della città da parte dei Carabinieri, qualche poliziotto in più e la permanenza in strada dell’esercito (cosa che potrebbe venir meno però a breve se non venisse rinnovato il programma Strade Sicure).
CHE COS’E’ IL DASPO URBANO
Il Daspo urbano è una misura introdotta con il Decreto Minniti del 2017 sulla falsariga del Divieto di accedere alle manifestazioni sportive volto a contrastare il fenomeno della violenza negli stadi, regolamentato nel 1989.
Dopo la sua introduzione, la misura è stata modificata con i Decreti sicurezza del 2018 e del 2020. Trattasi di provvedimento per mezzo del quale è punita la condotta di chi ostacola l’accesso e la libera fruizione di specifici luoghi pubblici e, più in generale, persegue l’obiettivo di contrastare il degrado urbano attraverso l’allontanamento del trasgressore e l’irrogazione di una pena pecuniaria.
Le sanzioni
Il Daspo Urbano comporta l’allontanamento del soggetto che commette la condotta molesta dai luoghi espressamente indicati dalla normativa. Originariamente, il Decreto Minniti includeva nell’alveo di tali luoghi le stazioni di trasporto pubblico; le autostazioni; le stazioni ferroviarie; le infrastrutture marittime e gli aeroporti, demandando altresì alla potestà regolamentare di Polizia Urbana di ampliare l’ambito di applicazione del provvedimento.
A tali spazi sono, dunque, stati aggiunti gli istituti scolastici e universitari; le aree museali; i siti archeologici; i complessi monumentali; le aree adibite a verde pubblico e, in generale, i luoghi di particolare afflusso turistico.
L’elenco dei luoghi pubblici interessati dal Daspo Urbano è stato, poi, ulteriormente allargato dal c.d. Decreto sicurezza o Salvini (D.L. n. 113/2018) ove vengono aggiunti i presidi sanitari e le zone che ospitano fiere, mercati e spettacoli.
L’allontanamento dai suddetti spazi viene ordinato dall’agente accertatore che, indicandone le motivazioni, rivolge l’ordine scritto al trasgressore, specificando che la misura ha durata di 48 ore a decorrere dalla commissione del fatto.
Il destinatario del provvedimento è tenuto al pagamento di una sanzione amministrativa che varia da euro 100 a 300, per la cui irrogazione è competente la persona del Sindaco. Nel caso di violazione dell’ordine di allontanamento, la sanzione amministrativa applicata sarà aumentata del doppio. Come funziona per i condannati
Il decreto Minniti prevede il divieto di accesso o di stazionamento nelle vicinanze di scuole, Università e locali aperti al pubblico per coloro i quali siano stati precedentemente condannati per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti in relazione a fatti commessi presso i suddetti luoghi.
Misura analoga è stata, successivamente, introdotta dal D.L. n. 113/2018 a carico di soggetti che abbiano subito condanne per reati commessi in occasione di disordini gravi verificatisi all’interno di locali aperti al pubblico. Infine, il Decreto sicurezza del 2020 (D.L. n. 130/2020) ha ampliato l’ambito di applicazione del provvedimento in questione, disponendo che i soggetti condannati, anche con sentenza non ancora definitiva, negli ultimi tre anni per i fatti di vendita o cessione di sostanze stupefacenti o psicotrope non possano stazionare nelle immediate vicinanze di scuole, sedi universitarie, locali pubblici o aperti al pubblico o esercizi pubblici che si trovino nei luoghi in cui si sono verificati i fatti oggetto di condanna.
Per i trasgressori del suddetto divieto, è prevista la pena della reclusione da sei mesi a due anni e della multa da euro 8.000 a 20.000.
La funzione dei questori
Copia dell’ordine di allontanamento eseguito dall’agente accertatore è trasmessa al questore. Nel caso in cui la reiterazione della condotta possa rappresentare un pericolo alla pubblica sicurezza, il questore ha la facoltà di disporre la misura del divieto di accesso in capo al trasgressore.
Dovrà, dunque, indicare in modo specifico le aree interessate dal provvedimento per un periodo massimo di anni uno (o due nel caso in cui il soggetto risulti essere stato precedentemente condannato per reati contro la persona o il patrimonio).
Nel caso di trasgressione del dovere imposto dal questore, la pena è dell’arresto fino ad un anno (due anni per i condannati come supra), frutto dell’inasprimento delle misure operato dal D.L. n. 113/2018. Inoltre, a seguito dell’adozione del D.L. n. 130/2020, il questore può – altresì – inibire l’accesso a specifici esercizi pubblici o locali di pubblico trattenimento alle persone attinte da denuncia negli ultimi tre anni o che siano stati condannati anche con sentenza non passata in giudicato per delitti non colposi contro la persona o contro il patrimonio nonché per delitti aggravati da motivi discriminatori o commessi in occasione di disordini gravi.
Il divieto può interessare anche i pubblici esercizi o i locali di pubblico trattenimento siti nell’intera provincia e avverso coloro che, in ragione dei reati suddetti, siano stati posti in stato di arresto o di fermo convalidato o siano stati condannati anche con sentenza non definitiva. In tal caso, la pena sarà della reclusione da sei mesi a due anni e della multa da euro 8.000 a 20.000.
Il caso Willy
L’uccisione di Willy Duarte Monteiro, cuoco italiano di origine capoverdiana, è stata commessa il 6 settembre 2020 a Colleferro, fuori da una discoteca, ad opera di un gruppo di uomini. Il brutale pestaggio che è costato la vita al giovane, nel tentativo di difendere un amico in difficoltà, ha avuto un forte impatto sull’opinione pubblica al punto che il Presidente della Repubblica ha conferito la Medaglia d’oro al valore civile alla sua memoria.
Il caso ha condotto all’introduzione della “norma Willy”con l’intento di punire più gravemente gli autori di disordini e di atti di violenza. Ѐ a seguito della previsione del “Willy Daspo” che il questore può disporre l’allontanamento da specifici locali e servizi pubblici con l’aggravante della reclusione fino a due anni e della multa fino a euro 20.000 per chi viola il provvedimento.
L’introduzione e il successivo irrigidimento della misura amministrativa in trattazione mira a contenere il fenomeno del degrado urbano che riveste un particolare allarme sociale, anche alla luce del recente fatto di cronaca che ha portato alla genesi del c.d. Daspo Willy da applicarsi al ricorrere di circostanze espressamente indicate.