Metti insieme giovani di due scuole campane, un testo classico come gli Uccelli di Aristofane e un teatro di grande suggestione come quello degli scavi di Pompei e nasce il progetto Sogno di Volare. L’aspirazione è quella di avvicinare le giovani generazioni al mondo di Pompei, al mondo classico come dimensione da attraversare per conoscere il tempo presente. Da attraversare per conoscere meglio la storia del proprio territorio, attraverso il teatro. Un modo di agire il territorio e di agire la propria conoscenza. Il progetto vede per la prima volta il Parco Archeologico di Pompei impegnarsi come produttore di uno spettacolo, per scommettere attivamente sulle nuove generazioni, per lasciare un segno e un seme culturale nelle giovani generazioni.
Lo spettacolo viene proposto il 27, 28, 29 maggio ore 21 e vede protagonisti i ragazzi dell’Istituto Liceale Pascal di Pompei insieme a quelli dell’Istituto tecnico Pantaleo di Torre del Greco guidati da Marco Martinelli, fondatore insieme a Ermanna Montanari del Teatro delle Albe, e noto per la sua esperienza di lavoro teatrale con gli adolescenti. In uno scenario unico il viaggio nel testo Gli Uccelli di Aristofane diventa il pretesto per parlare di libertà, di democrazia, di ricerca di dialogo e armonia, in un percorso che non manca di fantasia.
“Aristofane non è polvere da museo – racconta Marco Martinelli, regista – Aristofane è un adolescente infuriato. Per questo motivo è inperfetta sintonia con gli adolescenti di questo inizio millennio. Scrive la prima commedia a diciotto anni: si scaglia contro la guerra che devasta Atene, contro la miseria che cresce nei cervelli prima che nelle case. Il primo verso che ci resta del suo teatro è: «Quante cose mi mordono il cuore!». È l’incipit di un grande lirico, potrebbe essere Dante, o Baudelaire o Walt Whitman. Lo mette in bocca a un vecchio contadino. – Il suo genio sta nell’intrecciare insieme, nella stessa commedia, le schifezze e i sogni, le battute oscene e i versi cristallini, la palude e il cielo. È un «sapiente di Dioniso», il dio dell’imprevedibile. E lo fa attraverso un linguaggio scatenato: giochi di parole, doppi sensi, divertimenti verbali infantili. Il teatro con lui, come con i grandi tragici, si fa potente strumento di indagine della società, della violenza che la attraversa. È in grado di parlarci, attraversando venticinque secoli con leggerezza.”
Si tratta della prima produzione teatrale del Parco archeologico di Pompei, realizzata in collaborazione con Ravenna Festival, Teatro delle Albe/Ravenna, Teatro di Napoli-Teatro Nazionale e Giffoni Film Festival. Il progetto si inserisce in un protocollo di intesa stipulato, in attuazione del Piano strategico, lo scorso aprile tra il Parco archeologico di Pompei, il Grande Progetto Pompei/Unità Grande Pompei e l’Ufficio scolastico regionale della Campania – finalizzato a coinvolgere le scuole del territorio e stabilire un legame concreto tra le antiche testimonianze e i giovani fruitori, in un percorso volto alla conoscenza e alla valorizzazione del patrimonio storico-archeologico.musiche di Ambrogio Sparagna e disegno luci di Vincent Longuemare, professionisti della scena teatrale di fama internazionale.
Lo spettacolo sarà riproposto il 3 giugno 2022 – ore 21,00 nell’ambito del Ravenna Festival a Palazzo Mauro de Andrè, oltre che in tournèe in altre città d’Italia.
Tutto il percorso dalle prime prove alla messa in scena sarà, inoltre, documentato dal Giffoni Film festival attraverso un docufilm a cura di Marcello Adamo e Luca Apolito per raccontare questa straordinaria esperienza di vita dei ragazzi e la loro partecipazione attiva a diretto contatto con luoghi della cultura.