Nella giornata in cui presso il teatro comunale Diana di Nocera Inferiore, il sindaco e l’amministrazione comunale apporranno una targa commemorativa di intitolazione del foyer alla memoria di Elia Pirollo, lo ricordiamo discorrendo con i suoi cari.
In questi anni si è detto molto su Elia Pirollo, e non solo negli ultimi due dalla sua scomparsa, ma soprattutto in quegli anni in cui con grande tenacia e competenza ha dato un contributo fondamentale per la nascita a Nocera Inferiore della cultura dell’Arte nelle sue varie sfaccettature. E’ stato l’addetto stampa del Comune di Nocera Inferiore, ma di certo lo ricordiamo principalmente come uomo di teatro e di spettacolo, grazie alle “sue due creature: Jazz in parco e il teatro Diana” da molti definito quale sua seconda casa e il cui foyer da stasera prenderà il suo nome.
Poco è stato detto, forse, riguardo ad Elia e i suoi cari Anna, Chiara ed Alessandro, una famiglia che lo ha sempre sostenuto in silenzio, “dietro le quinte, ecco, quando si spegnevano i riflettori” per usare un gergo a lui più vicino e bisognava rimboccarsi le maniche per ripartire ancora una volta con un nuovo progetto. Proviamo a farlo adesso, con sole tre domande.
Signora Anna, chi era Elia marito che lei ha sempre supportato in questi anni – ma anche sopportato, diciamocelo! – come accade di continuo nel rapporto tra marito e moglie?
“Il mio carissimo Elia era innanzitutto un uomo solare, che ha speso la sua energia per chiunque lo avvicinasse, che fosse il suo prossimo. Non aveva infingimenti, era un puro, lontano mille miglia dai calcoli e dagli opportunismi, uno spirito libero e per questo l’ho amato e, sempre per questo, non ci siamo mai perduti. È stato un legame fortissimo che si è sviluppato a partire dalla nostra adolescenza e poi … fino all’ultimo momento.
Abbiamo condiviso tante passioni, viaggi avventurosi, esperienze culturali e l’apertura verso il territorio e il sociale… poi, le cene con gli artisti: indelebile il ricordo di quella con la mitica ed iconica Juliette Greco.
La nostra è stata una vita piena, perché entrambi eravamo curiosi e aperti, cosicché non ci siamo annoiati e, quindi, nonostante i sacrifici che ha affrontato per portare avanti le sue idee e i suoi progetti, ne è valsa la pena. Ricordo in particolare che una sera, veramente era notte inoltrata, con Francesco Forte e Nella andammo in giro per Nocera e paesi del circondario ad affiggere manifesti e locandine dei Platters, un’amicizia speciale con loro che …”
Bhè, a questo punto, signora Anna devo interromperla, ma solo strappandole la promessa per una nuova intervista nella quale ci racconterà altri aneddoti di questo affascinante “viaggio” con suo marito Elia.
Chiara, com’era papà nella vostra quotidianità?
“… Il momento del pranzo forse era l’unico momento del giorno in cui c’eravamo tutti. Non era solo la condivisione di un pasto, ma uno spazio dove succedeva di tutto: si discuteva, si rideva, ci si confrontava. A volte papà a fine pranzo si stringeva la mano con sé stesso e diceva: “Bravo Elia!” perché soddisfatto del suo piatto cucinato alla perfezione, per amore e con amore. A seguire, come ogni giorno, il sipario del pranzo si concludeva con: “E anche oggi, abbiamo mangiato!” Insomma, anche a casa era sempre un teatro!
Ancora oggi, dopo due anni, i suoi modi e le sue tradizioni a tavola riecheggiano fra le mura”.
Alessandro, è stato difficile essere il figlio di un papà dalla presenza così “ingombrante?”
“… Essere figlio di Elia Pirollo non è mai stato difficile, in questo senso. Al contrario, è stato fonte di ispirazione e mi ha dato la possibilità di vivere esperienze uniche. Fin da bambino, papà mi portava con sé agli eventi che curava, coinvolgendomi sempre più man mano che crescevo: le prove dei concerti di Jazz in Parco, i camerini del Teatro Diana, il confronto con gli spettatori, le cene conviviali con gli artisti, i viaggi, la musica, i successi, ma anche le difficoltà e gli imprevisti. Tutti elementi che mi hanno reso quello che sono oggi, nelle passioni e nelle ambizioni. E per questo devo ringraziare entrambi i miei genitori, che hanno saputo immergermi nella cultura e trasmettermi valori positivi”.