La fine di un’epoca, quella dell’intellettuale della Magna Grecia (definizione di Agnelli). Un pensatore pratico, un democristiano che era di casa a Nocera e nell’Agro in generale (messe di voti per lui e i suoi amici ai tempi della Prima Repubblica). Ciriaco è stato questo e molto altro (premier, segretario Dc in primis). E’ stato il politico che ha portato l’Università a Fisciano, cioè a metà strada tra Salerno e Avellino. Il democristiano che cercò di arginare Craxi a livello nazionale e Conte su scala locale. Dopo aver scalzato Sullo in decenni ormai lontana, la sua leadership irpina ha avuto contrasti ma alla fine è sempre prevalsa su figli che prendevano altre strade, da Gargani a Mancino passando per Bianco. A novembre 2019 l’ultima apparizione a Nocera, col rivale diventato partner Cirino Pomicino: “Mai con la destra ” disse.
Nell’autunno 1953 De Mita fu tra i primi aderenti alla corrente “Sinistra di Base”, e nel 1956 venne eletto in quota alla stessa consigliere nazionale della DC al congresso di Trento. In quella sede si fece notare perché criticò Fanfani e contestò i criteri organizzativi del partito. Eletto deputato per la prima volta nel 1963 nella circoscrizione Benevento-Avellino-Salerno, nel 1966 alla Camera lanciò l’ipotesi di un accordo con i comunisti a proposito dell’attuazione dell’ordinamento regionale. Nel 1968 entrò a far parte del governo come sottosegretario all’interno. Fu come detto tra i primi aderenti della corrente di “sinistra” della DC, chiamata “Sinistra di base” o “la Base” – fondata a Milano con il sostegno finanziario di Enrico Mattei da Giovanni Marcora – sostituendosi a Fiorentino Sullo come capocorrente irpino nell’ambito della stessa negli anni in cui la DC irpina si andava affermando a livello nazionale. Vicini a De Mita c’erano in quegli anni Gerardo Bianco, Nicola Mancino, Gianni Raviele e il segretario della DC per la provincia di Avellino dell’epoca, l’amico e collaboratore Attilio Fierro, della vicina Montella. Fu vicesegretario della DC durante la segreteria di Arnaldo Forlani, ma si dimise da quella carica nel febbraio del 1973 dopo il patto di palazzo Giustiniani. Ricoprì poi diverse cariche ministeriali tra il 1973 e il 1982.
Nel 1982 è De Mita a indicare al governo Romano Prodi, già suo consigliere economico, per la nomina ai vertici dell’IRI dove rimarrà fino al 1989. A seguito della fine del mandato del Doroteo Flaminio Piccoli, De Mita venne eletto segretario nazionale della DC con la concertazione degli Andreottiani, dei Basisti e della corrente “Nuove Cronache” di Fanfani nel maggio 1982, in contrapposizione al ex Fanfaniano Arnaldo Forlani, che si alleó con i Dorotei di Antonio Gava formando la corrente Grande Centro. Il suo partito subì un grave calo nelle elezioni politiche del 1983; nonostante ciò De Mita restò in carica, venendo ripetutamente confermato fino al congresso del 1989.
È in questo periodo che Gianni Agnelli, il quale apprezzava il temperamento del leader Irpino, in una puntata di Mixer asseri che De Mita fosse un tipico intellettuale della Magna Grecia. A questa asserzione gli replicò Indro Montanelli, chiosando: “Dicono che De Mita sia un intellettuale della Magna Grecia. Io però non capisco cosa c’entri la Grecia“.. Nel 1985 nella classifica degli uomini più potenti d’Italia, compilata come ogni anno dal settimanale Il Mondo, De Mita risultò al terzo posto dopo Gianni Agnelli e Bettino Craxi.