“Non c’è spazio in Italia per due forze riformiste serie. Non c’è spazio per Pd e Movimento 5 Stelle, serve un processo democratico per la definizione di un programma di base di una forza riformista unica e seria“. Ha proseguito il governatore Vincenzo De Luca nel corso della presentazione del suo libro. “Dobbiamo ricostruire oggi – ha detto – lo stato sociale italiano degli anni ’70. Nella storia d’Europa è stato il punto più alto di equilibrio tra stato e mercato, tra pubblico e privato. Sono cambiate le condizioni con grandi soggetti pubblici e privati, è cambiata l’economia, c’è stata la globalizzazione, ma quei principi ispiratori devono essere ripresi per darci un programma fondamentale“. Secondo De Luca “un discorso caratterizzante del Pd non c’è, si dice solo ‘siamo brave persone’, ma mancano le proposte. Si deve cominciare dal lavoro per il Sud, dalla sicurezza, dalla giustizia, e dalla sburocratizzazione con la spada. Il M5S è in crisi, hanno raccolto una risposta alla loro nascita e crescita, sono arrivati al 32-33% dei voti. Hanno raccolto una spinta alla trasformazione e al rinnovamento, poi però non potevano andare avanti, perché partivano da premesse sbagliate. Ma a quella domanda dovremmo cercare una risposta“.
Poi, altro: “La diffusione dei social segna profondamente la vita delle democrazie dal punto di vista della formazione del consenso e del rapporto tra cittadini. La realtà in larga misura mistificata, inventata, deformata dagli algoritmi ma anche dal punto di vista delle leadership che possono essere costruite e inventate dai social. Questa è una forte influenza sulla qualità della democrazia“.De Luca sottolinea che la mistificazione dei social incide sulla “qualità della vita democratica” in Italia in particolare sulla “produttività – spiega – delle democrazie con i regimi democratici che non reggono più i tempi di decisione. Nelle democrazie i tempi sono totalmente inadeguati rispetto all’economia, all’innovazione tecnologica della competizione mondiale. Diventa impossibile fare comparazione con la Sud Corea o con la Cina popolare, avendo tempi di decisione come quelli che abbiamo in Italia: per fare un impianto fotovoltaico, qui ci mettiamo 6 mesi se va bene o per fare il dragaggio di un porto ci mettiamo tre anni; in queste condizioni siamo morti. E bene dare consapevolezza al nostro Paese che la democrazia vive se si rinnova, se prova un nuovo radicamento sociale nei cittadini ma se trova anche modalità operative con capacità di decisione che attualmente non esistono“.
“La Campania viene derubata ogni anno di 220 milioni nel riparto della sanità. Abbiamo fatto diverse proposte ai Governi, ma nulla. Per questo dobbiamo combattere con le unghie e con i denti, ma spesso in condizione di solitudine“. Ha aggiunto il presidente della Regione Campania. “220 milioni di euro – dice De Luca – non portano la Regione in crisi di bilancio, ma non è una cifra banale. Da sette anni non viene data esecuzione alla legge che impegna il Governo a stabilire i criteri sul riparto del fondo nazionale sanitario. Sono tre i criteri presi in considerazione: l’aspettativa di vita dei cittadini, l’età anagrafica, la condizione sociale di reddito. Ora nel riparto guardano solo all’età anagrafica e quindi la Campania, che ha l’età più bassa d’Italia in media, riceve meno soldi. E noi siamo costretti ad aspettare, ricevendo attualmente la quota più bassa del riparto nazionale sanitario: è uno scandalo e su questo nessuna forza nazionale ha il coraggio di fare la battaglia per ragioni di opportunismo. Io non voglio togliere soldi al centro-nord, ma penso che le risorse aggiuntive che troviamo per gli anni futuri da fondi Ue possiamo usarle per ritrovare un riequilibrio includendo il Sud, ma neanche su questo hanno accettato“.