Oggi ultimo ciack per “Per averci creduto – Quando il perverso è chi ti cura”. Il cortometraggio del regista Luca Guardabascio, tratto dall’omonima autobiografia di Sandra Pagliuca, grazie all’associzione ebolitana “Cinema Sociale99”, presieduta da Rossella Corrado, presto sarà disponibile. Le scene sono state girate tra Salerno, in particolare Raito, e Pozzuoli. Gli attori del cast sono: Chiara Primavesi, che interpreta il ruolo di Sandra, la protagonista, Giordano Petri, Massimo Bonetti, Pasquale Loffredo, Fabio Mazzari, Patrizia Schiavo, Maria Francesca Capone, Aldo Leonardi, Assunta Scalella, Erin De Rosa e la stessa Sandra Pagliuca. Importante è il contributo dell’associzione di danza, “Emozione in Movimento”, di Rossella Tortorelli.
Un cortometraggio di denuncia, che ruota intorno alla storia di Sandra e del suo gravissimo incidente subito a 15 anni. «Sono stata ricoverata al Caldarelli a Napoli, tra le varie lesioni ho riportato uno schiacciamento di tutti i tessuti della gamba destra – spiega Sandra –. Un chirurgo più anziano mi disse che l’arto doveva essere amputato, mentre uno più giovane, che nel corto si chiama Fera, volle provare a salvarmelo. Ha rischiato e non mi ha amputato l’arto, ma ho avuto la setticemia per tre mesi. Una volta ripresa, si è assunto anche la responsabilità di farmi gli interventi plastici di ricostruzione, senza alcuna competenza. In realtà era un ortopedico». Sandra è stata in ospedale per più di un anno e nel corso del tempo è diventata “proprietà di Fera”, che sentiva l’arto della ragazza appartenergli per averlo salvato. «Mi costò una sudditanza mentale. Credevo che qualunque cosa mi dicesse, fosse la verità – continua la scrittrice –. Dopo le dimissioni dall’ospedale ho avuto bisogno di altri interventi, che hanno aumentato l’influenza di Fera nei miei confronti e la mia dipendenza nei suoi. Mi diceva che ero bella, ma che nessuno mi avrebbe presa con una gamba del genere. Tranne lui». Per 8 anni queste frasi l’hanno plagiata, fino a quando Sandra non ha deciso di “chiudere la questione” andando da lui. Lì, però, non trovò il suo “salvatore”, ma un uomo delirante che la violentò. «In questo libro sottolineo come il plagio esiste ed è riconoscibile, anche se la legge è stata tolta nel ’78. Evidenzio come una vittima, per riconoscersi tale, può avere bisogno di talmente tanti anni che la legge non prevede per una denuncia. I tempi della vittima non sono quelli che ci offre la legge attuale. Appena la vittima compie 18 anni, se non è lei stessa a denunciare, nessuno può farlo al suo posto, ma una vittima si trova negli stessi meccanismi di assoggettamento mentale sia a 15 anni, che a 18. Io combatto questo. Da psicoterapeuta mi occupo di abusi sessuali sui minori e una vittima può metterci anche 30 anni per capire cosa gli sia successo. Ho fatto una proposta di legge, che ho portato anche in Senato, dove mi hanno ascoltata, ma non è cambiato nulla».