L’Ue nutre “preoccupazione” per le “condizioni precarie” in cui lavorano “molti giornalisti” in Italia, nonché per la “tutela delle fonti” e del “segreto professionale”. E’ quanto emerge, segnala AdnKronos, dal rapporto 2022 sullo Stato di diritto della Commissione Europea, approvato dal collegio a Lussemburgo.
Anche se le condanne al carcere per diffamazione sono state “largamente abolite” dopo una sentenza della Corte Costituzionale del 2021, la “crescente prevalenza” delle liti temerarie e l’uso combinato di cause civili e penali nei confronti dei cronisti “desta preoccupazione”. Inoltre, i casi di “attacchi e intimidazione fisica” nei confronti dei giornalisti in Italia “continuano a crescere”.Da qui l’invito a “introdurre garanzie legislative e di altro tipo per riformare il regime di diffamazione, la protezione del segreto professionale e le fonti giornalistiche, tenendo conto degli standard europei sulla protezione dei giornalisti”.
“La libertà dei media viene considerata uno dei pilastri fondamentali dell’Unione Europea. Il sollecito ad intervenire che la Commissione fa al nostro Paese sembra un annuncio di possibile infrazione, visto che in Italia la riforma della diffamazione è ferma da anni, così come altre questioni riguardanti la tutela dei giornalisti”. E’ il commento del presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli, al richiamo della Commissione europea.
“Il Parlamento, ha aggiunto Bartoli, farebbe un servizio al Paese se, prima di concludere la legislatura, affrontasse alcuni dei principali nodi che riguardano l’informazione professionale nel nostro Paese, oggi più che mai necessaria. Tutto ciò è nell’interesse dei cittadini e della democrazia”.