Masseria Pigliuocco, a Lavorate, tutto si doveva, si dove e si dovrà all’impegno continuo e costante della famiglia Montoro e, in particolare del capostipite Zì Peppe, oggi scomparso. Zi Peppe, fino a quando ha potuto, era lì tutti i giorni, curava l’orto di famiglia, gli animali, teneva pulita tutta l’area, la controllava e la sorvegliava. Non si è mai mosso da lì, tranne a vent’anni dopo una breve parentesi lavorativa a Lodi, dove in poco più di anno si fece apprezzare sul luogo di lavoro, ma rischiò la vita per un intervento alle tonsille riuscito male. L’umidità e il freddo di quelle zone, poi, aggravarono la sua patologia, al punto da costringerlo a tornare. E fu la sua salvezza.
In una sua intervista disse: <<Mi dispiace di non riuscire più a sentire il canto unico e meraviglioso dell’usignolo e della cinciarella, sterminati dalle gazze ladre e dalle cornacchie. Che darei per poterle riascoltare. Si me chiedisse ‘nu milione io t”o desso, m’abbastasse d’e ssentì n’ata vota ‘e cantà, pecché me ricordo ‘e quann’ero piccirillo e m’addurmevo sentennele ‘e cantà>>.La storia di Zì Peppe è stata la storia di una vita semplice. Poeta, studioso dei balli popolari, tanto da essere invitato a Rai 2 per ballare davanti a milioni di telespettatori, la sera andava in giro per sagre e manifestazioni dei comuni limitrofi: <<Che ce pozzo fà? Quelle mi aspettano per ballare e io ballo e posso stare anche ore a ballare senza sentire la stanchezza, perché ‘a tammurriata è ‘a vita mia>>.