E per favore, toglietevi dalla testa quella minchiata formativa e motivazionale, che in cinese la parola “crisi” è fatta dalle parole “problema” e “opportunità”, con sottolineatura su quest’ultima.
La sillaba che compone la parola, che vi spacciano per “opportunità” -Ji- in realtà vuol dire “quando comincia a cambiare qualcosa”. In alcuni casi l’unione di questa sillaba con altre può avere accezione positiva -per esempio con Wui (Occasione), dove Jiwui, vuol dire appunto “opportunità”- ma assolutamente non in questo caso, dove si accoppia alla sillaba Wei, che indica un problema, un pericolo, una minaccia, e dà luogo appunto alla parola Weiji, che vuol dire esattamente “crisi”.
Quindi, quando c’è una crisi -Weiji- i cinesi non pensano che c’è un’opportunità e si fregano le mani. Gli prende la strizza al culo e cominciano a bestemmiare incazzati gli dei della prosperità. E non sono felici che ora -yu-huuuù!- c’hanno l’opportunità. Quanto a voi, la prossima volta che un motivatore global-chinese-intelligentone vi fa vedere una slide con questa stronzata o qualcuno ve la ammolla perchè si vede poi quanto è bravo lui ad essere focalizzato sul successo, mandatelo a Bagnoli o allo Zen di Palermo e lasciatelo in mezzo alle opportunità per un anno o due. Che poi, a fronte di un problema, uno anzichè stare lì a flagellarsi si chieda come può affrontarlo per uscirne al meglio, trasformandolo in possibilità di buon cambiamento, è un’altra storia. E’ una bella storia.
Ma i cinesi non c’entrano niente. E se incontrate uno che si sente in crisi, o sente gli effetti della crisi, e non c’ha come pagare il mutuo, o gli si sta sfasciando la famiglia, siate accorti, discreti ed educati. Soprattutto intelligenti: non ditegli con un sorriso da minchie di mare che ha un’opportunità. Se no al suo vaffanculo ci metto pure il mio.