Il Papa ha deciso di riunire l’intero collegio cardinalizio “per approfondire” i temi trattati dalla costituzione apostolica “Praedicare Evangelium”, l’assai sgangherata riforma della curia romana. E su questo i cardinali, anche ricorrendo all’aiuto di specialisti meglio
preparati di quelli a cui il Papa dice di farsi aiutare, si erano attrezzati per approfondire temi e problemi connessi. Perché, visto che la relazione che verrà letta dal vescovo Marco Mellino è stata loro consegnata in anticipo, questo pensavano sarebbe accaduto in una Chiesa che (a parole) è in piena sinodalità, dove tutti devono essere liberi di esprimere la propria opinione.
E sono stati in tanti tra i cardinali, a capire, comprendere e provare che il testo “innovativo” che verrà loro propinato è un pot pourri di riflessioni uscite nel 1967 a commento della “Regimini Ecclesiae universae” (la riforma della curia di Paolo VI), altre uscite nel 1988 a commento della “Pastor bonus” (la riforma della curia di Giovanni Paolo), qualche citazione del testo e qualche frase di Papa Francesco. Altra sorpresa: il testo era già stato letto nella riunione dei capi dicastero a giugno e aveva suscitato ilarità e commenti non proprio lusinghieri.
E c’è anche un’altra sorpresa: Mellino, nel consegnare ai porporati la relazione, ha precisato che dopo la lettura non sono previsti interventi e neanche domande: tutti zitti e mosca. I cardinali, soprattutto i più avanzati di età, quelli che non hanno niente da perdere (perché dopo quasi dieci anni di umiliazioni, hanno compreso come funziona il sistema bergogliano) staranno veramente zitti? Il concistoro ha la funziona di “consigliare” il Papa e quello attuale, praticamente, di consigli non ne ha mai voluto ricevere.