Riflettevo sul vero significato della parola “rispetto” come, negli anni, questa parola abbia perso il suo reale significato, nel gergo comune, inclusa troppo spesso in esternazioni volte quasi ad incutere timore.
Siamo quelli dell’epoca del: “Devi portare rispetto” come imposizione. Il mio amore per l’etimologia delle parole è ormai noto, ho cercato “rispetto”. Deriva dal latino “respectus”, da “respicere”, che significa guardare indietro, composto da “re-” indietro e “spicio” guardare.
Mi affascina molto il suo significato intimo e profondo, in un mondo che corre avanti da cui non riesci a distogliere lo sguardo, il tempo come sabbia ti scivola dalle dita. Il rispetto implica il fermarsi, il voltarsi indietro, il prendersi un momento di pausa.
Il rispetto non può essere imposto, è qualcosa di estremamente intimo e soggettivo. Quando viene richiesto, perde improvvisamente il suo significato originale. Perché Il rispetto non si chiede, si dona.
Forse il rispetto è una tra le pochissime cose che più è in grado di arricchirti. Ecco, forse non c’è parola migliore che desidererei donare un giorno ai miei figli.
Rispetto.
Il rispetto verso i propri valori, verso la bellezza del mondo, il rispetto verso se stessi, verso le persone che amiamo, gli animali e la natura.
Forse solo quando inizieremo a leggere questa parola dandole il suo giusto suono, abbandonando il senso che in questi anni le abbiamo impropriamente attribuito, riusciremo a comprendere davvero la bellezza delle cose semplici e con essa riusciremo a cambiare il nostro modo di vivere.
Riusciremo a rispettarci e AMARCI ricorda “la storia d’amore più bella della tua vita è con te stesso”