Francesco Calzona, calabrese, ex collaboratore di Luciano Spalletti e prima ancora di Maurizio Sarri, è diventato il nuovo commissario tecnico della Slovacchia ed è stato presentato in conferenza stampa: “Non ho paura, voglio fare grandi cose e apportare dei cambiamenti. E’ stata una decisione importante la mia, voglio entrare nel grande calcio. Non è stato facile lasciare il posto di assistente a Napoli, lì ho avuto ottimi rapporti e una grande collaborazione. Ma dopo il primo incontro con la Federazione ho deciso che mi sarebbe piaciuto essere il c.t. della Slovacchia”.
“Quando inizi a fare l’allenatore devi essere ambizioso, alzarti la mattina con un sogno: allenare ad alti livelli”. E l’ambizione di Francesco Calzona, oggi, è quella di vedersi affidata una panchina, dopo anni di soddisfazioni come vice di Maurizio Sarri. Perché chi l’ha detto che non si possano avere dei sogni anche dopo i 50? Dai dilettanti alla Champions League: ben 12 anni di professionismo alle spalle dell’attuale allenatore della Juventus per arrivare nel grande calcio. Ora la voglia di guidare una squadra da primo allenatore, ma l’etichetta di ‘vice di Sarri’ non pesa affatto: “È chiaro che ora si parli così, mi lusinga perché il nostro è stato un percorso importante che ci ha portati ad altissimi livelli. Quest’etichetta non mi disturba, ma ora sono pronto ad affrontare una nuova avventura da primo allenatore. È arrivato il momento di prendere una squadra”.
“Spesso ci sono delle remore ad affidare le squadre agli allenatori in seconda, ma è una cosa che mi fa arrabbiare. Ho fatto tutte le categorie e di certo non ero un vice che si limitava a portare le casacche. Tutti gli allenatori all’inizio non hanno esperienza di gestione, chi come me ha fatto il secondo a livelli importanti ne ha ancora di più, come se avesse fatto l’università. E credo sia un valore aggiunto”.
Qualche contatto c’è stato, ora Calzona attende la chiamata giusta: “L’importante è avere la possibilità di lavorare con una società seria, non mi faccio problemi di categoria. Ci sono stati dei contatti all’estero, in Serie A francese. La firma sembrava imminente, poi la squadra ha fatto una serie di risultati positivi e la proprietà ha cambiato idea. Ma il fatto di essere stato considerato all’estero mi lusinga. In Italia c’è stato qualche contatto in Serie B, poi non si sono concretizzati”. Nel segno del… Sarrismo: “Assolutamente sì, credo fortemente in quel tipo di calcio. Mi piace fare un gioco propositivo, la direzione sarebbe quella lì. La caratteristica principale sarebbe quella di stare nella metà campo avversaria, anche se non è facile. Bisogna organizzare la difesa in modo che resti alta e mentalizzare gli attaccanti, convincendoli che è un vantaggio iniziare a difendere già dal reparto offensivo. Modulo? Mi piace il centrocampo a 3, ma chiaramente bisogna vedere la rosa cosa ti offre. Se erediti una squadra costruita per giocare a 3 dietro, non puoi ignorare quest’aspetto. Poi quel che conta è l’atteggiamento, sono legato a quello”.