L’essere umano ha una tendenza innata nel proteggere e tutelare il proprio gruppo, “la propria gente” a tutti i costi. Ci sembra che il dolore lontano da noi abbia altre tonalità di colore, sfumature diverse di sofferenza, violenza e angoscia. Ascoltiamo notizie terribili al telegiornale, incidenti, morte e violenze. Il dispiacere dura il tempo di un’altra brutta notizia, spegniamo la tv e siamo pronti a voltare la faccia al dolore altrui, perchè tanto è lontano da noi, come se non ci appartenesse. Infondo, siamo un po tutti egoisti.
Eppure l’11 Settembre del 2001 il mondo intero era unito in un unico e immenso dolore. Era impossibile non pensare alla sofferenza di migliaia di persone. Eravamo lontani ma vicini abbracciati stretti stretti alle persone che piangevano per la morte dei propri familiari. Noi con loro increduli ascoltavamo le parole dei giornalisti ed il volto era rigato dalle lacrime. Era impossibile distogliere lo sguardo dal volto struggente di uomini, donne e bambini che disperati urlavano al cielo grigio. Ricordo ancora i brividi alla schiena, il fiato mozzato, la paura condivisa a macchia d’olio. In un attimo tutto era fermo, anche la terra aveva quasi smesso di muoversi, eravamo tutti connessi sulla stessa linea d’onda del terrore. Il dolore aveva cancellato le barriere della diversità eravamo tutti come fratelli e sorelle. Mani congiunte e preghiere sussurrate a bassa voce nella speranza che ci fossero più sopravvissuti possibili.
Dalle finestre di ogni casa si sentiva la stessa voce, tutti collegati con questa struggente tragedia. A distanza di più di vent’anni tutti ci ricordiamo dove eravamo in quel momento, mentre guardavamo le immagini degli aerei che si schiantavano contro il World Trade Center. Qualcuno si trovava al supermercato e lo seppe in cassa, chi all’università, chi stava dormendo e fu svegliato da qualcuno che voleva avvisarlo. Il senso di incredulità e sgomento per scene che sembravano irreali sono fra i ricordi più diffusi. Oggi come quel giorno, vorrei fossimo tutti uniti nel ricordare le vittime innocenti di un attacco terroristico senza precedenti vicini a vedovi/e, fidanzati/e, orfani, padri e madri che hanno dovuto dire addio ai propri cari in modo troppo veloce e inaspettato. Vorrei fossimo tutti abbracciati nel ricordo e che la pace non rappresenti soltanto una lontana utopia. Vorrei che questa tragedia ci insegni a non essere indifferenti verso il dolore lontano da noi ma piuttosto sensibili e solidali con chi soffre.