Avremmo potuto sposarci, comprare una casa, fare la spesa il sabato mattina ed essere invitati come coppia a tutte le cerimonie. Avremmo potuto litigare sulla marca di coca cola da comprare, la pizza o il sushi il sabato sera. Avremmo potuto ridere guardando lo stand up comedian di cui non ricordiamo mai il nome ma piace ad entrambi, goderci le giornate uggiose nel letto, al riparo dalla malinconia autunnale, con me che ti chiedo il “garofaco” come tisana e con te che me lo fai ripetere dieci volte perché sono tenero.
Avremmo potuto addobbare un albero più grande, più bello, più vero, attaccare più adesivi di quelli già attaccati insieme. Avremmo potuto provare nostalgia per le luminarie senza farci prendere dalla depressione invernale, esorcizzando la realtà con la narrazione stantia dei canali Rai la domenica in prima serata. Avremmo potuto scegliere i regali, bestemmiare per le bollette, per le creme inutili che compri, “sei giudicante, fai quello che vuoi e non mi lasci avere i miei spazi” potresti ancora dirmelo e io potrei ancora crederci. Avremmo potuto fare il letto insieme con le lenzuola fresche, tirandole come dicevi tu e non come facevo io; che non bastava mai.
Avremmo potuto fare discussione per il calcare ogni sera, per la cena ogni mattina, tu con l’ansia di dover decidere per forza e io con l’ansia di non decidere mai abbastanza bene.
Avremmo potuto addirittura desiderare d’avere un cane, un gatto, un figlio: insomma, una di quelle cose che fai quando lasciarsi è troppo e restare pure. Avremmo potuto condividere l’amore e la sua educazione. Avremmo potuto dirci tutto, essere la sicurezza al male dell’ ignoto, avremmo potuto fare l’amore e poi la visita dal dentista, tornare in macchina e urlare a turno perché in quest’Italia di merda le fatture le devi richiedere e tu non ce la fai ad essere così forte, anche per una semplice visita di routine. Avremmo potuto non sopportarci nella stessa auto, mentre ti accompagnavo per forza anche quando non volevi: fammi andare a piedi, no ti ci porto io. Avremmo potuto farlo ancora, in silenzio, per dovere morale nei confronti dell’amore idealizzato. Avremmo potuto passare anni in cui tu stavi al cellulare e io ti chiedevo di posarlo, fino a non chiederlo più perché ci stavo anch’io col cellulare e nell’altra stanza. Avremmo potuto dirci ancora per un po’ “io mangio ora, per te vedi tu”, avremmo potuto chiederci scusa e poi alzare gli occhi al cielo perché la voce dell’altro era troppo, sempre. Avremmo potuto sentire quel senso di smarrimento, di non pace e frustrazione ad ogni viaggio. “Possiamo godercela questa cosa? Per favore”, senza poi godercela mai.
“Ti prego non fare così”, e poi fare così. Avrei potuto alzare il volume della musica in auto e aspettare la tua mano pronta ad abbassarlo e per ogni volta pensare: non ascoltiamo allo stesso modo. Avremmo potuto vivere insieme senza sentirci insieme. Avremmo potuto litigare ad ogni festa, per ogni natale che “vieni dai miei? Il 25? Mio fratello non c’è, stiamo da te, no è il 24 che mia sorella non c’è, perché non possiamo fare il 31 soltanto? Vabbe’, come vuoi tu”. Avremmo potuto vedere tantissimi film al cinema senza commentarli in seguito perché “non lo so, sei tu quello che capisce i film”. Forse io li capisco i film ma il cinema veramente l’ho scoperto solo con te, avrei voluto dirti, ma non sarebbe stato abbastanza perché abbastanza non ti ci sentivi tu con me. “Perché urli?” e “tu perché non mi stai a sentire?” avremmo potuto ripeterli ancora a lungo.
Avremmo potuto dirci di amarci, farci le foto e l’album del matrimonio in cui diciamo di non poter vivere senza l’altro/a. Avremmo potuto dirci felici senza praticarla la felicità. Avremmo potuto prenotare le vacanze, i congedi di lavoro, i weekend in montagna come quelli che non possono lasciarsi perché tengono già programmato il futuro insieme. Per rispetto del futuro non cambiano il presente. Avremmo potuto viaggiare, trasferirci, cambiare auto, fare il 730 e iniziare quel progetto che tanto ci piaceva mentre non avevamo voglia ed energie di progettare nulla.
Avremmo potuto organizzare ancora le cene a casa nostra con gli aperitivi costruiti assieme: tu il cibo e io le birre. Avremmo potuto mangiare sul mare o in montagna, vicino Bolzano, con la neve. Avremmo potuto tenerci la mano, avremmo potuto parlarci piano. Avremmo potuto continuare – forse per sempre – ad andarcene stando insieme. E invece tra i tanti modi per restare abbiamo scelto il più autentico: dirci addio. Perché alcuni amori sopravvivono solo se i cuori muoiono.