“L’ordinanza del giudice è basata sui dati inesatti forniti dal dirigente della ASL e noi stiamo per presentare una denuncia”. L’ha dichiarato ai microfoni della RAI l’amministratore di Villa dei Fiori Domenico Vuolo. La denuncia, in effetti, è stata presentata. Ma partiamo dall’inizio. Le famiglie di cinque bambini e un ragazzo con patologie molto gravi ai quali sono state interrotte le cure si sono rivolte al magistrato. Per quella causa la responsabile della riabilitazione della ASL, dottoressa Gentile, ha presentato una relazione con un serie di informazioni che sono risultate determinanti per la decisione del giudice di respingere il ricorso delle famiglie. Ma quella relazione, secondo l’amministratore di Villa dei Fiori Domenico Vuolo e l’avvocato Silverio Sica, conteneva informazioni oggettivamente non vere. Da qui la decisione di presentare una querela contro la dottoressa Gentile. Quali sono queste informazioni? La prima riguarda il budget. “La dirigente – si legge nell’esposto – ha dichiarato ufficialmente che Villa dei Fiori, alla data del 31 agosto 2022, avrebbe terminato il budget”. Fatto questo ritenuto determinante dal giudice che infatti lo richiama nella sentenza. Ma, prosegue la querela, “al contrario di quanto relazionato dalla dirigente, Villa dei Fiori, come
si evince dal monitoraggio stesso della ASL, alla data del 31 agosto 2022 presentava un budget residuo di 214.568 euro; aveva, pertanto, ampia disponibilità per proseguire almeno parte delle prestazioni
riabilitative”. “In pratica – spiega Vuolo – Villa dei Fiori non aveva affatto terminato il budget. Sono i dati della stessa ASL a dirlo, smentendo quanto sostenuto nella relazione dalla dottoressa Gentile e ripreso dal giudice come motivazione della sentenza”.
“Non solo – prosegue – nella sua relazione la dottoressa Gentile dice al magistrato che i pazienti possono andare senza problemi a curarsi in altre strutture, e ne indica due. Ma anche questo non corrisponde al vero. Innanzitutto quei due centri, come tutti gli altri, hanno una lista di attesa. Lo abbiamo verificato e può farlo chiunque. Figuriamoci che i pazienti in lista di attesa nella ASL sono oltre duemila. E siccome nessuna autorizzazione può essere data a chi non è in lista di attesa, lo dicono le circolari ufficiali, quei bambini disabili a cui il magistrato ha dato torto dovrebbero mettersi in coda alle liste di attesa del nuovo centro per mesi. Con tanti saluti alla continuità terapeutica di cui hanno assoluto bisogno. Non basta: seppure ci fossero posti liberi, e non ci sono, dovrebbero ricominciare un percorso burocratico infinito, fatto di almeno cinque passaggi. Passerebbero comunque mesi. Ma ancora non basta: la dottoressa Gentile informa il magistrato che nei piani riabilitativi di quei bambini non c’era indicata alcuna urgenza. Non gli dice però che non poteva esserci perché nel modulo non è previsto che venga indicata. Tanto è vero che la dirigente parla di 10 mila PRI l’anno, ce ne indicasse uno, anche uno soloin cui sia indicata l’urgenza. Non c’è. E non dice al magistrato neanche che il contratto, all’art. 4 comma 4, prevede la possibilità di rimodulare i tetti di spesa in caso di risparmi su altri centri della ASL, cosa che si
sarebbe potuta fare salvando le terapie di quei bambini, ma non è stata fatta”.
“Insomma – conclude Vuolo – il giudice ha preso la decisione di respingere la richiesta dei pazienti convinto che il budget fosse superato, e non lo era, che i pazienti potessero andare il giorno dopo a curarsi altrove, e non possono farlo,che non era indicata nessuna urgenza, e non poteva esserlo, perfino che si salvaguardassero i soldi pubblici, e invece non c’è nessun risparmio per la ASL perché ovunque si faccia una terapia costa sempre 44 euro. Tutte informazioni fornite dalla relazione del dirigente della ASL. Fare la querela ci è sembrato l’unico modo per ristabilire la verità dei fatti. Purtroppo però, nel frattempo, quei cinque bambini e quel ragazzo sono rimasti senza cure. Questo è ciò che non accettiamo, e non accetteremo mai”.