Quindi, chi ha vinto e chi ha perso nella scelta dei ministeri by Meloni? Di sicuro, non è andata bene per il duo Ronzulli-Berlusconi. Il nemico numero uno di “Kiss me Licia”, Antonio Tajani, alla fine l’ha spuntata e sarà ministro degli esteri e vicepremier. Il tutto nonostante il sabotaggio tentato ai suoi danni con gli audio su Putin e Zelensky, improvvidamente diffusi da qualche manina birichina a LaPresse.
Meloni ha capito che di Tajani si poteva fidare, specie dopo il viaggio a Bruxelles: il nuovo ministro degli Esteri non risponde al “Banana”, ma al PPE.
Berlusconi ha avuto molto poco: ormai ciò che resta del Banana è ridotto a fare il leader di cartone dei ronzulliani. Puntava la giustizia, e non l’ha ottenuta (andrà l’ex magistrato Nordio); puntava lo sviluppo economico, che ha la delega per le telecomunicazioni, e anche li ha dovuto fare pippa (andrà il meloniano Urso). La povera Casellati si prende il dicastero delle riforme, che non conta nulla, e anche il ministro della transizione ecologica (pardon, Ambiente e sicurezza energetica), Gilberto Pichetto Fratin, non è ascrivibile alle truppe dell’ex infermiera.
L’unico ministro di provata fede ronzulliana è Paolo Zangrillo (fratello del medico di B., Alberto), che ha ottenuto la pubblica amministrazione, dall’alto del suo curriculum di ex direttore del personale e dell’organizzazione di Acea (dal 2011 al 2017). La domanda da un milione di dollari è: Berlusconi accetterà di essere stato messo da parte dalla “signora Meloni”?
Crosetto e Urso
Per quanto riguarda lo “shrek di Fratelli d’Italia”, Guido Crosetto, alla fine si è deciso di spostarlo dallo Sviluppo Economico: troppo alto il rischio di un conflitto di interessi, nonostante abbia liquidato tutte le partecipazioni.
Quindi, è stato deciso di scambiarlo con Urso: il “gigante”, fondatore di Fdi, si prende la Difesa, dove si sa muovere grazie a molti agganci, e l’ex presidente del Copasir va allo Sviluppo, che prende anche l’importantissima delega al “Made in Italy”.
GIORGIA MELONI CON SALVINI E I LEGHISTI AL QUIRINALE
Importantissima perché, presumibilmente, significa che il Mise “ruberà” alla Farnesina l’Agenzia Ice, l’ex istituto commercio con l’Estero (ora si chiama Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane) che Di Maio aveva lottato per riavere in capo agli esteri. Adesso Servirà però un’altra legge: ce la faranno i nostri eroi?
Giorgetti
L’arrivo del “Don Abbondio” della Lega a via XX Settembre è un problema: non parla neanche inglese, come farà a rassicurare i mercati internazionali sulla sostenibilità del debito pubblico? E poi: a chi risponderà: alla Meloni o al suo segretario, Salvini? Senza considerare che il MEF, oltre che avere un enorme potere di spesa sul Pnrr, ha quello di fare le nomine delle partecipate, eccetera. Come funzionerà con i dossier più scottanti?
Sono in scadenza i vertici di Enel, Eni, Poste, Leonardo ed Enav. Senza entrare nelle partecipate di FS (Trenitalia-RFI), a cui sono destinati 25 miliardi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e che scadono a novembre. Quelle saranno la prima vera prova tecnica della tenuta di Giorgetti in quella posizione.
Il neo-ministro dell’Economia e l’ex Truce giocheranno al gatto e la volpe, come ormai fanno dal 2018, e Salvini potrà promettere a destra e a manca, come se quelle poltrone fossero le sue.
Il “Capitone” inoltre avrà l’ultima parola su tutto: quanto ci metterà a rompere le palle su Flat Tax e Fornero? Certo, ci sono tante cose da vedere concretamente, anche e soprattutto in base alle nomine che dovranno essere fatte al Tesoro. Il dg Alessandro Rivera, autore degli ultimi pasticci su Ita e Mps, presto se ne andrà. Chi sarà nominato al suo posto? Di sicuro, per ora, c’è che il capo di gabinetto di Giorgetti sarà Luigi Fiorentino.
GIORGIA MELONI GIANCARLO GIORGETTI ROBERTO GIACHETTI
Salvini comunque non esce male dalle nomine, con due ministeri pesantissimi (Infrastrutture per sé e Economia per Giorgetti) e l’Interno per Piantedosi. Che però, più che in quota “Capitone”, è in quota Mattarella. Anche se il leader del Carroccio rivendica che è stato il suo capo di Gabinetto, Piantedosi ha sempre lavorato solo per il Colle
Il caso Sangiuliano
Il vero mistero rimane però Gennaro Sangiuliano: tutti avevano elogiato, anche da sinistra, Giordano Bruno Guerri, e invece al Collegio Romano arriverà il direttore del TG2.
Sangiuliano in questi anni è riuscito a farsi concavo e convesso: prima in quota Forza Italia, poi con la Lega quando Salvini era al governo (e lo fece nominare direttore) e infine Fratello d’Italia con Donna Giorgia
La sua nomina causerà un effetto domino anche in Rai: se Sangiuliano non va al TG1, al posto della Maggioni, chi ci finirà? La Meloni dice di voler cambiare lo statuto della Rai, ma nel frattempo che si fa? “Genny” di sicuro ci credeva: erano tre mesi che a Saxa Rubra diceva a tutti che sarebbe diventato ministro, ma nessuno lo prendeva sul serio.
GENNARO SANGIULIANO GIORGIA MELONI FOTO DI BACCO
In molti credevano che sarebbe andato al posto della Maggioni, spalancando per Giampaolo Rossi la carica di amministratore delegato, al posto di Carlo Fuortes.
Rossi non può andarci adesso: avendo già fatto un turno in consiglio d’amministrazione, sostituirebbe l’ad per un anno e mezzo, e poi non sarebbe più riconfermabile.
Quindi ora che succederà a Viale Mazzini? O si fa decadere tutto il cda (bastano le dimissioni di 2-3 consiglieri) o si fa dimettere Fuortes. In entrambi i casi si ripartirebbe da zero, spalancando le porte a Rossi, l’uomo che da anni gestisce il dossier Rai per la Meloni.
Ps. Come mai il ciellino Maurizio Lupi è stato trombato? Si vocifera che Meloni voglia tenere i “moderati” in panchina. Sono una carta coperta, da tirare fuori quando partirà l’embolo a Berlusconi.
Ps/1. Sergio Mattarella avrebbe alzato il sopracciglio su più di un nome. Il primo è quello di Eugenia Roccella, ministro della famiglia e “della natalità”. Una oltranzista anti-abortista, in pratica un doppione del presidente della Camera, Lorenzo Fontana. Un profilo un po’ troppo divisivo, insomma, per il Capo dello Stato.
Il secondo è appunto quello di Sangiuliano alla cultura, autore di un triplete di libri, non proprio critici (eufemismo) su quei sinceri democratici di Trump, Putin e Xi Jinping
Mattarella e Meloni erano invece totalmente d’accordo sul profilo di Gloria Saccani Jotti, caldamente raccomandata da Confalonieri. D’accordo nel cassarla, si intende: quel nome era il coniglio nel cilindro della Ronzulli per tentare di portare dalla sua parte “Fidel”, ma l’operazione non è riuscita.
LUCA CIRIANI GIORGIA MELONI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA
Ps/2. Come mai Berlusconi ha chiesto un colloquio privato a Mattarella (ottenendolo)? Il “Banana” ha voluto rassicurare la “Mummia Sicula” sul fatto che la sua linea, e quella del suo partito, è di assoluta fedeltà ai valori della Nato.
Ps/3. Con la nomina di Francesco Lollobrigida e Luca Ciriani ai ministeri di Agricoltura (pardon, sovranità alimentare) e ai Rapporti con il Parlamento, Giorgia Meloni dovrà nominare due nuovi capigruppo per Fratelli d’Italia. Ha già qualche nome in mente?