Spesso cerchiamo una rivelazione o semplicemente qualcosa che ci svegli dal nostro torpore e che porti aria nuova nelle nostre vita. Dimentichiamo il passato doloroso e sotterriamo aspetti del nostro carattere. Sottovalutiamo il nostro potenziale che in situazioni difficili bussa alla porta e ci stupisce.
Spesso si crea un’ intermittenze del cuore attraverso cui, soltanto, recuperando e riscattando il passato, si coglie l’essenza della vita. Una vita il cui significato sfugge nel momento in cui la si vive. Il ricordo, purificato dalla contemplazione di quell’intermittenza del cuore, riesce a far risorgere il tempo perduto, ricreando un passato che può ancora essere vissuto. Si giunge alla riconquista di un’esistenza apparentemente scivolata nell’oblìo del tempo perduto e che proprio nel tempo giunge alla sua piena realizzazione.
Si è sempre in tempo per vivere profondamente riappropriandosi di quel passato che abbiamo lasciato scivolare tra le nostre mani. Tale processo può avvenire involontariamente, solo quando il cuore viene scosso da una rivelazione.
Nel suo celebre romanzo Marcel Proust affermava che “Basta che un rumore, un odore, già uditi o respirati un tempo, lo siano di nuovo, nel passato e insieme nel presente, reali senza essere attuali, ideali senza essere astratti, perché subito l’essenza permanente, e solitamente nascosta, delle cose sia liberata, e il nostro vero io che, talvolta da molto tempo, sembrava morto, anche se non lo era ancora del tutto, si svegli, si animi ricevendo il celeste nutrimento che gli è così recato. Un istante affrancato dall’ordine del tempo ha ricreato in noi, perché lo si avverta, l’uomo affrancato dall’ordine del tempo”.
Non aver paura del tuo passato, dei tuoi pensieri assordanti e degli scheletri che hai nell’armadio e se questi sono d’intralcio nella tua vita, non nasconderti, parlane con uno specialista, chiedere aiuto non è sinonimo di debolezza ma di enorme coraggio.