«Ama la verità; mostrati qual sei, e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, e tu accettala; e se tormento, e tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio» (Giuseppe Moscati, 17 ottobre 1922).
Medico e ricercatore, Moscati, beneventano di nascita, si dedicò all’assistenza dei sofferenti, spesso curandoli gratuitamente e anche aiutandoli economicamente.Moscati sosteneva che non dovesse esserci contraddizione o antitesi tra scienza e fede: entrambe dovevano concorrere al bene dell’uomo.Vedeva l’eucaristia come centro della propria vitaed era fortemente legato al culto della Vergine. Si preparava durante l’anno alle festività della Madonna digiunando nei giorni in cui ciò era richiesto.
La sua concezione del rapporto tra fede e scienza fu peculiare e tipica della sua mentalità di ricercatore e di scienziato. Per lui, proprio perché solo i contenuti della fede sono certi al di là di ogni dubbio, ogni altra conoscenza umana andava continuamente sottoposta a un serrato vaglio critico.
Il pontefice Paolo VI lo proclamò beato il 16 novembre 1975. Il 16 novembre 1977, due anni esatti dopo la beatificazione, i resti vennero posti sotto l’altare della cappella della Visitazione, a seguito della ricognizione canonica. Fu proclamato santo il 25 ottobre 1987 da Giovanni Paolo II.
La sua festa liturgica si celebrava il 16 novembre; il Martirologio Romano del 2001 lo riportò invece al dies natalis del 12 aprile (anche se è tutt’ora ricordato il 16 novembre).
All’epoca erano necessari due miracoli per la beatificazione: nel caso di Giuseppe Moscati la Chiesa cattolica ha ritenuto miracolose le guarigioni di Costantino Nazzaro e Raffaele Perrotta.
Costantino Nazzaro, maresciallo della Polizia Penitenziaria, nel 1923 ebbe prima un ascesso freddo alla gamba destra poi, ricoverato in ospedale, gli fu riscontrata un’infezione tubercolare all’epididimo destro e, successivamente, gli fu diagnosticato il morbo di Addison. Nella primavera del 1954 cominciò a rivolgersi in preghiera a Giuseppe Moscati per ottenerne l’intercessione. Una notte sognò di essere operato dal medico beneventano e svegliatosi si trovò perfettamente guarito. I medici giudicarono la guarigione scientificamente inspiegabile. Raffaele Perrotta guarì improvvisamente da meningite meningococcica tra il sette e l’otto febbraio 1941, dopo che la madre aveva chiesto l’intercessione del Moscati. I medici giudicarono scientificamente inspiegabile la guarigione, sia per la gravità della malattia sia per la subitanea e completa remissione dei sintomi.
Il miracolo per la canonizzazione.
Ai fini della canonizzazione la Chiesa cattolica ritiene necessario un nuovo miracolo: nel caso di Giuseppe Moscati ha ritenuto miracolosa la guarigione di Giuseppe Montefusco, ammalato di leucemia, avvenuta nel 1979. Il giovane, di Somma Vesuviana, nel 1978 era ventenne e cominciò ad avere disturbi a causa dei quali, il 13 aprile dello stesso anno, fu ricoverato all’ospedale Cardarelli di Napoli, dove gli fu diagnosticata una leucemia acuta mieloblastica. Mentre non rispondeva alle terapie ed era considerato senza speranze di guarigione, sua madre sognò una notte la foto di un medico in camice bianco: dopo essersi consultata col parroco, si recò alla Chiesa del Gesù Nuovo, dove riconobbe nella foto di Giuseppe Moscati il medico visto in sogno. Furono rivolte allora al Moscati, all’epoca beato, preghiere collettive, e il Montefusco, nel giugno 1979, guarì, interrompendo ogni cura e riprendendo il lavoro di fabbro.
Il caso fu sottoposto alla Congregazione per le Cause dei Santi che, il 27 marzo 1987, promulgò il decreto sul miracolo, confermando “La modalità della guarigione relativamente rapida, completa e duratura, non spiegabile secondo le conoscenze mediche”.