Dice il monsignore in relazione a quanto accade nella sua Diocesi: “Non è stata una semplice commemorazione. Ricordare la lettera dei vescovi della Campania dopo 40 anni ci impegna tutti a rileggere la storia di questi decenni per capire cosa è accaduto e quanto di ciò che ci si prefiggeva allora con coraggio profetico è stato finora realizzato. Dunque una verifica, un esame di coscienza, che parte dall’analisi lucida e profonda offerta nel documento ed entra nel vivo delle contraddizioni del nostro tempo.
I problemi ci sono ancora, perché la camorra ha esteso i suoi tentacoli in misura impressionante, entrando sempre più in numerosi settori della società e creando alleanze devastanti nel campo dell’economia e della finanza. Ma le nostre comunità non sono rimaste a guardare. Gli esempi di reazione lucida e intelligente ci sono anche nella nostra comunità diocesana: sarà nostro dovere conoscerli meglio, per continuare il percorso sulla via di chi ci ha preceduto con coraggio evangelico”.
Una traccia da seguire per cambiare la situazione soprattutto per i giovani stabiesi: “Si tratterà soprattutto di continuare sulla via del confronto aperto a tutti, già avviato nella città di Castellammare di Stabia dietro sollecitazione dei parroci e con il coinvolgimento delle comunità: la malavita si combatte con un cambiamento di mentalità, che parte dal basso ed entra nel tessuto quotidiano come stile di vita solidale, giusto, fraterno.
Ci stanno a cuore in particolare le nuove generazioni: solo con esse potremo provare a costruire una civiltà dell’amore che dice il suo deciso NO alla violenza e alla sopraffazione e il suo convinto e contagioso SÌ alla civiltà dell’amore e della pace“.