“Papa del Sabato Santo”: con queste parole il vescovo Giuseppe ha voluto indicare il papa emerito Benedetto XVI, morto il 31 dicembre scorso, nella S. Messa di suffragio celebrata ieri mattina nella Cattedrale di San Prisco in Nocera Inferiore.
«Dopo la solenne Celebrazione in Piazza San Pietro presieduta dal Santo Padre Francesco – ha detto nell’omelia mons. Giudice -, non poteva mancare anche nella nostra Diocesi un momento di preghiera in suffragio del papa emerito Benedetto XVI».
Una Celebrazione vissuta ad una settimana esatta dalla morte del Papa emerito, verso la conclusione del tempo liturgico del Natale, il tempo preferito di Joseph Ratzinger. «Viviamo questa celebrazione ancora nella luce del Natale ed è in questa luce che noi ci accostiamo anche al mistero della morte e del lutto, con grande serenità – ha sottolineato il Vescovo -. Se così non fosse, vuol dire che vacilla la nostra fede e che c’è qualche punto interrogativo sul nostro credere».
Nato il 16 aprile 1927, Sabato Santo, Ratzinger ha concluso la sua esistenza terrena il 31 dicembre 2022, sabato dell’ottava di Natale: «Nella parabola della sua vita, una vita straordinaria, sembra di ripercorrere il percorso teologico del Vangelo – ha evidenziato mons. Giudice -. Da Pasqua a Natale, dal Sabato Santo al sabato di Natale, dalla croce alla culla».
«Uomo della vigilia, sacerdote dell’attesa, vescovo in preghiera, Papa della sofferenza»: questo il ritratto di Joseph Ratzinger tracciato dal vescovo Giuseppe nella Celebrazione che ha visto riuniti intorno all’altare di san Prisco molti sacerdoti della Chiesa nocerino-sarnese. Ratzinger che «ha vissuto il silenzio del Sabato Santo, affinché nella sua vita, negli scritti e nelle parole potesse risuonare la Parola, Gesù Cristo».
Mons. Giudice (che proprio da Benedetto XVI il 24 marzo 2011 ricevette la nomina a vescovo di Nocera Inferiore- Sarno), ha voluto poi ripercorrere alcune tappe significative della vicenda terrena del Papa emerito, citando in particolare l’8 aprile 2005, quando l’allora cardinale Ratzinger presiedette le esequie di san Giovanni Paolo II, «con quella omelia straordinaria, tutta ricamata sull’imperativo Seguimi (che Gesù rivolge a Pietro)».
Poi il 18 aprile 2005, quando fu Ratzinger, in qualità di decano del collegio cardinalizio, a presiedere la Messa pro eligendo pontifice, richiamando l’attenzione sui venti di dottrina e sulla dittatura del relativismo. Il giorno successivo, 19 aprile, Ratzinger «si presenta al mondo come “umile lavoratore nella vigna del Signore”: egli, grande teologo di questo nostro secolo».
E ancora il 24 aprile, quando, dando inizio al ministero petrino, «con un’omelia ancora una volta stupenda ci ricorda che il pastore ama e soffre, ma anche che chi è con il Signore non è mai solo».
Infine il momento del congedo, nel febbraio 2013: «Il teologo si fa padre nell’ombra, come scriverà papa Francesco in Patris corde, per amare e servire ancora di più la Chiesa nel recinto di Pietro ed insegnare ad ognuno di noi che c’è un tempo per lavorare e un tempo per metterci da parte e imparare a congedarci».