“Oh Campani, siete morti insieme ai Nocerini in quella vittoria”
Così , caro sindaco, recita un graffito pompeiano all’indomani della celeberrima rissa che durante i giochi vide protagonisti, come oggi, due città campane . E come oggi con quel bus bruciato, con le auto vandalizzate di privati cittadini, con la paura di una guerriglia urbana, brucia quel poco di sentimento sportivo e la dignità di una città ostaggio di pochi sì, ma armati di una violenza strabordante che vale per molti.
Con queste mie poche e spero proficue righe le chiedo un atto forte, una presa di posizione netta che sia politica ma anche giudiziaria. Le chiedo di prendere il coraggio di Nerone che all’epoca vietó ai Pompeiani di organizzare o partecipare ad altri giochi e di scendere in campo al fianco di tutti i cittadini onesti di Pagani, che ieri come il mio assistito hanno dovuto subire l’onta ignominosa di chi ha sicuramente dalla sua la forza ma non la ragione. Non possiamo permettere che le nostre città finiscano di nuovo in prima pagina solo per le nefandezze e le violenze, non possiamo che ciò accada nel silenzio imbarazzato delle istituzioni e dei cittadini. Pagani è la città di Marcello Torre, non la città preda di questi nuovi barbari incivili , che calpestano lo sport e i propri vicini , senza pietà alcuna e in nome di una fede cieca che genera mostri.
Consapevole che gli atti di domenica le abbiano causato una ferita morale ed uno scoramento profondo, Le chiedo di essere il motore di questa battaglia legale che ha come unico scopo non solo la giustizia materiale ma anche e soprattutto la giustizia morale: ristabilire nettamente il confine tra ciò che è etico e ciò che non lo è, tra ciò che rende un cittadino onorevole di essere appellato tale e chi non lo è. Questo gesti non sono ragazzate, non sono eventi sporadici, sono gesti infamanti e scientemente preparati che hanno colpito al cuore non solo poche persone ma un’intera comunità.
Certa di una sua risposta, la saluto cordialmente.
Per Lello de Prisco
Sindaco di Pagani
Da Avvocato
Flavia Boffardi