E’ il gruppo svedese dei Teddybear a descrivere perfettamente uno degli animali da palco ancora in vita del rock: nel 2006 il brano “Punkrocker” certifica la vera natura di una delle più grande icone della musica mondiale. Superati da un po’ i 70 anni, James Newell Osterberg Jr. ha avuto una vita e una carriera lunga e molto turbolenta. L’abuso di droghe e uno stile di vita molto “rock” lo hanno più volte portato all’autodistruzione, ma, fortunatamente, tutto questo sembra essere solo un brutto ricordo. Infatti il nostro scapestrato è ancora vivo e vegeto ed ha voglia di continuare a stupirci con un nuovo album, uscito il mese scorso, per la precisione il 6 Gennaio. Every Loser è il suo diciannovesimo album in studio, un lavoro a cui hanno partecipato mostri sacri del grunge rock internazionale: il compianto batterista dei Foo Fighters Taylor Hawkins, il bassista dei Guns N' Roses Duff McKagan, il batterista dei Red Hot Chili Peppers Chad Smith, il batterista dei Blink 182 Travis Barker, il chitarrista dei Pearl Jam Stone Gossard, parte dei Jane’s Addiction (Dave Navarro ed Eric Avery) e l’ex Red Hot Chili Peppers Josh Klinghoffer.
Una line-up di grande appeal. Musicisti di altissimo livello con risultato garantito. I brani di questo nuovo lavoro stilisticamente sono molto legati alle radici primordiali della lunga carriera del nostro amato punk rocker: “Abbiamo fatto un album alla vecchia maniera. I musicisti sono persone che conosco fin da quando erano bambini e la musica vi farà impazzire”. Il disco contiene 11 tracce, alcune caratterizzate da chitarroni e batterie veloci come in Frenzy, Modern Day Ripoff, Neo Punk, All The Way Down, Comments. Strung out Johnny invece mi riporta indietro nel tempo, ai Simple Minds prima maniera. In questo brano, in The Regency, in New Atlantis e in Morning Show aleggia l’ombra di David Bowie: lo stile è quello. L’album musicalmente è stato caratterizzato soprattutto dai musicisti che hanno collaborato alla sua realizzazione, rendendolo grunge e post punk. Forti sono le atmosfere made in Seattle. In tutta la sua lunga carriera il nostro punk rocker ha influenzato numerosi artisti. Nella prima metà degli anni sessanta nasce come batterista in un gruppo rivoluzionario che si chiama Iguanas. Per il nome della band e per le sue movenze verrà soprannominato Iggy, da iguana. E’ l’inizio di una leggenda che dura da oltre mezzo secolo. Possiamo tranquillamente definirlo come un innovatore del rock: è stato punk prima del punk, è stato il primo a praticare lo stage diving (lanciarsi dal palco sul pubblico).
Gruppi come i Joy Division, REM, Nick Cave hanno subito la sua influenza e il suo carisma, dentro e fuori dal palco. Senza ombra di dubbio David Bowie è stato l’artista che lo ha influenzato di più. Conosciutisi nel 1972, hanno condiviso una casa a Berlino per diversi anni. A parte la permanenza nella sua band storica The Stooges, Iggy vanta tantissime collaborazioni con artisti internazionali. In casa nostra ha collaborato con Zucchero scrivendogli i testi in inglese di alcuni brani dell’album Chocabeck e e con i Måneskin nel brano I wanna be your slave. I suoi concerti dal vivo sono sempre epici: si esibisce sempre a petto nudo camminando sul palco con la sua tipica andatura da iguana (ha il bacino storto e una gamba più corta a causa di diversi incidenti). Pratica ancora lo stage diving anche se, in una particolare occasione, il suo tuffo sul pubblico non è stato “recepito” e l’iguana ha avuto la peggio in infermeria. Lust for life, The Passenger, Tonight e tanti altri successi meritano senza ombra di dubbio di essere inseriti nella classifica dei migliori brani di tutti i tempi. Every Loser non è altro che il seguito di una lunga e mirabolante carriera. Un disco che non delude gli estimatori del genere e soprattutto quella miriade di appassionati che, come me, si sentono punk rocker: “Cause I’m a punk rocker, yes I am. Well’m a punk rocker, yes I am”
Michele Parisi