Hanno un ruolo fondamentale nella crescita “della capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni del Sud Italia, oggi gravate di una nuova e straordinaria mole di lavoro per l’attuazione del Pnrr, cui non potrebbero far fronte con le limitate risorse umane in organico, impegnate con l’attività ordinaria degli Uffici”. Sono le lavoratrici e i lavoratori assunti dalla Pubblica Amministrazione a seguito del superamento dei concorsi indetti dalla Agenzia di Coesione, comunemente intesi come “Coesione 1” e “Coesione 2”. Eppure il loro compito “rischia di essere frustrato – e con esso la stessa attuazione del Pnrr, occasione unica e immancabile per la realizzazione di importantissimi interventi che investono, capillarmente, l’intero sistema pubblico del nostro Paese – dall’inquadramento previsto per i suddetti lavoratori, contrattualizzati a tempo determinato con scadenza a 36 mesi”. Una forma contrattuale precaria che non solo non garantisce i lavoratori, ma compromette il loro attaccamento al ruolo ricoperto e la loro permanenza, “in un periodo storico e politico in cui la stabilità pare invece l’unico strumento adatto a offrire un’adeguata tutela per i lavoratori stessi. La precarietà opera invece da chiaro deterrente rispetto al pieno, efficace ed efficiente coinvolgimento, pratico quanto emotivo, dei lavoratori rispetto alle mansioni loro assegnate e alla loro integrazione nei rispettivi uffici”. E’ quanto si legge nella lettera aperta inviata dal Comitato per la Stabilizzazione dei Tecnici per il Sud al ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr che pubblichiamo integralmente qui sotto.
Al Ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR
Ill.mo Sig. Ministro,
con la presente missiva cui ci auguriamo vorrà dedicare qualche minuto del Suo tempo, il Comitato per la Stabilizzazione dei Tecnici per il Sud vuole richiamare alla Sua attenzione la delicatissima posizione delle lavoratrici e dei lavoratori assunti dalla Pubblica Amministrazione a seguito del superamento dei concorsi indetti dalla Agenzia di Coesione., comunemente intesi come “Coesione 1” e “Coesione 2”.
Tale categoria di lavoratori è riconosciuta di primaria importanza per il rafforzamento delle competenze e della capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni del sud Italia, oggi gravate di una nuova e straordinaria mole di lavoro per l’attuazione del PNRR, cui non potrebbero far fronte con le – già limitate – risorse umane in organico, impegnate con l’attività ordinaria degli Uffici.
Il delicato compito assegnato ai “Tecnici per il sud”, tuttavia, rischia di essere frustrato – e con esso la stessa attuazione del PNRR, occasione unica e immancabile per la realizzazione di importantissimi interventi che investono, capillarmente, l’intero sistema pubblico del nostro Paese – dall’inquadramento previsto per i suddetti lavoratori, contrattualizzati a tempo determinato con scadenza a 36 mesi.
Siffatta forma contrattuale precaria non risulta tale da garantire i lavoratori, il loro “attaccamento” al ruolo ricoperto e la loro permanenza in servizio per l’intera durata contrattuale, in un periodo storico e politico in cui la stabilità pare invece l’unico strumento adatto a offrire un’adeguata tutela per i lavoratori stessi. La precarietà opera invece da chiaro deterrente rispetto al pieno, efficace ed efficiente coinvolgimento, pratico quanto emotivo, dei lavoratori rispetto alle mansioni loro assegnate e alla loro integrazione nei rispettivi uffici.
Prova ne sia la copiosa e costante “fuga” dalle posizioni lavorative in oggetto, tramite decine di dimissioni quotidiane, in favore di soluzioni magari meno desiderate o preferite, ma che gioco-forza prevalgono perché prevedono un contratto a tempo indeterminato, viste anche le varie opportunità occupazionali create dalla grande stagione di concorsi che sta interessando il nostro Paese.
Consapevole di tale gravosa situazione, al fine di incentivare e “blindare” prospetticamente le attività del personale in argomento, il Parlamento con l. 21 settembre 2022 n. 142, in sede di conversione con modifiche del d.l. 9 agosto 2022, n. 115 (c.d. “Aiuti-bis), ha introdotto l’art. 35-bis che “Al fine di valorizzare la professionalità acquisita dal personale assunto con rapporto di lavoro subordinato a tempo determinato […] le amministrazioni assegnatarie del suddetto personale possono procedere, con decorrenza non antecedente al 1° gennaio 2027, nei limiti dei posti disponibili della vigente dotazione organica, alla stabilizzazione nei propri ruoli del medesimo personale nella qualifica ricoperta alla scadenza del contratto a termine, previo colloquio e all’esito della valutazione positiva dell’attività lavorativa svolta”.
Accogliamo con favore la suddetta previsione normativa, ma teniamo a sottolineare come essa riguardi esclusivamente (e inspiegabilmente) le 500 unità di personale reclutato ai sensi dell’art. 7, comma 1, del d.l. 9 giugno 2021 n. 80, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2021, n. 113, e assegnato al MEF e alle altre amministrazioni centrali titolari di interventi PNRR.
In questa precisa direzione, sempre con riguardo ai colleghi del MEF e delle altre amministrazioni centrali, è notizia recente (su Il Sole 24 ore e altre autorevoli testate) la previsione, nella bozza del DL PNRR di prossima approvazione, della possibile trasformazione dei relativi contratti in contratti a tempo indeterminato, addirittura a partire dal 1 marzo p.v., mentre nulla di analogo si prevede con riferimento a chi lavora invece negli enti locali.
Tali disposizioni dunque, se da un lato sono apprezzabili in quanto tracciano un percorso di stabilizzazione per i lavoratori in discorso, dall’altro lato introducono una inaccettabile e inammissibile disparità di trattamento tra lavoratori assunti con medesima ratio (il rafforzamento amministrativo della P.A. per l’attuazione del PNRR) e medesime modalità di selezione.
Le norme in questione fungano dunque da apripista per ampliare contestualmente il bacino di lavoratori interessati dalla stabilizzazione (come sta avvenendo, con altrettanta disparità nei confronti dei “Tecnici per il Sud”, per gli oltre 8000 lavoratori dell’Ufficio del Processo), senza indebite e ingiustificate distinzioni. Lo stesso DL PNRR o il c.d. Milleproroghe appaiono le sedi elettive per attuare tempestivamente tale manovra, anche allo scopo di garantire il raggiungimento dei cd. “risultati intermedi” previsti dal PNRR, che altrimenti possono considerarsi a rischio.
A tal fine abbiamo individuato per esempio, tra le possibili fonti di copertura finanziaria, la rimodulazione dell’importante strumento del c.d. “CapCoe” (Programma Nazionale di Assistenza Tecnica Capacità per la Coesione 2021-2027), Programma cofinanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale e dal Fondo sociale europeo Plus con una dotazione complessiva di 1.267.433.334 euro, fresco di approvazione da parte della Commissione europea.
In linea con gli obiettivi della strategia di rafforzamento della capacità amministrativa definita nell’Accordo di Partenariato 2021-2027, il CapCoe supporterà le Pubbliche Amministrazioni per migliorare l’efficacia attuativa della politica di coesione, con particolare attenzione per il rafforzamento delle amministrazioni locali mediante la previsione di assunzioni e servizi territoriali di supporto agli enti locali, a beneficio della capacità amministrativa e della realizzazione di progetti coerenti con i diversi obiettivi della Politica di Coesione di interesse dei suddetti enti.
Infine, si richiama l’approvazione, da parte della Camera dei Deputati, in sede di esame dell’AC 3704 di conversione in legge del d.l. 9 agosto 2022, n. 115, di un Ordine del giorno a firma dell’On.le Nico Stumpo, che riferendosi ai lavoratori in oggetto, testualmente riporta: “Questi hanno rappresentato e rappresentano una importante risorsa sia per gli interventi di coesione previsti dall’Unione europea che ai fini del Pnrr, per i quali sarebbe auspicabile procedere alla loro stabilizzazione. Impegna il Governo a prevedere alla stabilizzazione nei propri ruoli di tutti i 2800 tecnici assunti ai sensi dell’art. 1 comma 179 della Legge 30 dicembre 2020, n. 178, nella qualifica ricoperta alla scadenza del contratto a termine”.
Per i primi assunti, o meglio per coloro i quali non hanno ancora abbandonato l’incarico, volge già al termine la prima metà dell’incarico all’interno delle amministrazioni di assegnazione.
Non vadano sprecate le competenze maturate, la formazione accumulata sul campo, la confidenza acquisita rispetto alle procedure e alle piattaforme gestionali; si tutelino queste risorse dal dover lavorare con il costante fiato sul collo della precarietà e dell’incertezza, nella perdurante ricerca di un’alternativa migliore e più stabile dove migrare alla prima occasione utile; sia questa, la loro occasione.
Ancora, in stretta correlazione con la continuità lavorativa dei Tecnici per il Sud, non venga messa a rischio la chance per l’Italia di migliorare e crescere grazie ai fondi del PNRR e alle migliaia di interventi previsti nell’ambito dello stesso, al suo impatto e all’importante contributo alla mitigazione del calo demografico; non si mini l’efficienza delle nostre amministrazioni e dei nostri enti locali in perenne carenza di organico, già messi a dura prova dalle attività ordinarie; non li si metta in ginocchio portandoli al de-finanziamento dei progetti previsti, in caso di difficoltà nella loro realizzazione; si cristallizzi il notevole rafforzamento amministrativo apportato da queste risorse umane, che serve e servirà anche in futuro e non solo in relazione al PNRR; non si disperda quanto raggiunto, bensì si consolidi, in ossequio al principio di Buon Andamento della P.A.
Come Lei stesso qualche tempo fa ha dichiarato alla stampa, “Servono soluzioni straordinarie. Serve avere visione, programmazione, snellimento e impegni vincolanti […] per evitare che l’Italia faccia quello che non può permettersi di fare: sbattere contro un muro”.
Ci appelliamo a questa Sua competente consapevolezza e alla sua autorevole sensibilità affinché la Politica prenda in seria considerazione la necessità di arginare lo spauracchio della precarietà per tutti i lavoratori in argomento, motore e cuore pulsante delle attività che gli enti locali e le PP.AA. sono chiamate a realizzare nell’ambito del PNRR; serve stabilizzare il personale, e serve farlo tempestivamente, per consolidare l’apporto indispensabile che esso sta fornendo quotidianamente.
Da più parti si sono già levate voci cariche di preoccupazione rispetto alla capacità amministrativa di assolvere gli onerosi obblighi e rispettare le rigorose scadenze previste nel Piano da parte del nostro Paese; ci si è spinti a richiedere sin d’ora la proroga delle stesse oltre il termine attuale del 2026, stante il concreto timore del mancato raggiungimento degli obiettivi. Fondati i timori, fondata anche la richiesta; ma si evidenzia immediatamente come, al contrario, la proroga non possa essere la strada da intraprendere anche per i contratti dei Tecnici per il Sud, la cui sorte si vedrebbe soltanto procrastinata, prorogando indefinitamente l’attuale situazione di incertezza, instabilità e insoddisfazione.
Il Comitato per la Stabilizzazione dei Tecnici per il Sud chiede dunque che si dia ascolto anche alla voce di coloro i quali sono, di fatto, i protagonisti invisibili e operosi dell’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, gli artefici dei potenziali successi, le braccia che stanno muovendo la complessa macchina burocratica; la Politica sia sensibile alle loro istanze di tutela e stabilità, che gioverà senza dubbio alcuno a un’amministrazione che si vuole più forte ed efficiente, intervenendo con soluzioni strutturali e definitive.
Con Ossequio, Il Comitato per la Stabilizzazione dei Tecnici per il Sud