Eco-Troisi, il loro incontro fuori dal tempo potrebbe essere rappresentato alla perfezione da una scena del Postino di Neruda, ideale congiungimento tra due diversissimi colossi italiani.
Semiologo, scrittore, filosofo, saggista, professore universitario. Umberto Eco, scomparso a 84 anni il 19 febbraio del 2016, è stato tutto questo e molto altro ancora. E’ stato un intellettuale che ha saputo rendere appassionante e fruibile la cosiddetta “cultura alta”.
Capita a pochi di vedere la propria tesi di laurea stampata andare a ruba. Fu così per quella di Umberto Eco sul ‘problema estetico in San Tommaso’. Le 300 copie iniziali di quello che divenne il suo primo libro, andarono esaurite in breve tempo, si decise perciò, in base alle tante richieste, si stamparne altre 200 copie. Era il primo dei tanti successi del grande semiologo diventato romanziere di fama internazionale. Che nella sua vita è stato scrittore, filosofo, saggista, professore universitario e molto altro. Era il 1980 quando uscì il romanzo medioevale di ampio intreccio ‘Il nome della rosa’, best seller da oltre 12 milioni di copie. Suscitò consensi internazionali perché, pur essendo un’opera impegnata e ricca di erudizione, il lettore comune veniva introdotto con sapienza narrativa in una suggestiva realtà storica. La grande cultura venne da lui divulgata con eleganza in altre opere molto note, tra cui il ‘Il pendolo di Foucault’. Umberto Eco non fu solo autore di saggi di semiotica, estetica medievale, linguistica e filosofia. Di ragioni per celebrare la grandezza e il suo grande sapere ce ne sono infinite. “L’uomo che sapeva tutto”, come è stato definito, se ne andò con discrezione, salutato da messaggi di cordoglio giunti dal mondo intero. Il 19 febbraio 2016 ha lasciato tutti orfani del suo sguardo sul mondo. Il cui nome, dal 1991, è anche quello di un asteroide.
E a Massimo Troisi, virtualmente, dedichiamo una stella e la chiamiamo smorfia. Se Eco è stata cultura alta, con la volontà però di renderla accessibile alla massa da autore Rai e da autore del libro sulla fenomenologia di Mike Buongiono, Troisi è stato capace di portare il basso verso l’alto, con ironia e poesia, iniziando da cabarettista per procedere come attore-regista fino al conclusivo, in ogni senso, atto poetico del Postino di Neruda, una sorta di testamento, con diffuso senso di rimpianto di quel che Massimo avrebbe potuto ancora dire, pensare e filmare tra cinema e televisione oltre che in qualche scritto. Oggi Massimo Troisi avrebbe compiuto 70 anni. Era nato il 19 febbraio 1953 a San Giorgio a Cremano. Resta indimenticabile la sua ironia, sottile e profonda. Lascia l’eredità artistica dei suoi capolavori e altri segni come l’Accademia d’arte creata da Lello Arena in suo nome.
Negli anni Settanta costituì il gruppo teatrale La Smorfia, per il quale scrisse e interpretò testi comici che ottennero grande successo anche in televisione. Esordì nel cinema nel 1981 come regista e attore nel film Ricomincio da tre, con il quale rese celebre il personaggio del giovane meridionale smarrito e sentimentale divenuto poi caratteristico del suo cinema. Attore dalla comicità coinvolgente basata soprattutto su monologhi virtuosistici, ha interpretato e diretto Scusate il ritardo (1983), Le vie del Signore sono finite (1987), Pensavo fosse amore … invece era un calesse (1991); si ricordano le sue interpretazioni in Hotel Colonial (1987), Splendor (1989), Che ora è (1989), Il postino (1994).