Circa una settimana fa, è terminato il festival di Sanremo, conosciuto come festival della musica. Ho pensato se si potesse vivere senza “sentire” la musica, ho scoperto questa parola AMUSIA. L’amusia (dal greco ἀ-μουσία [a-musìa], mancanza di armonia) è l’incapacità biologica di comprendere, eseguire ed apprezzare la musica. L’amusia è una patologia di origine cerebrale o degli organi uditivi (amusia cocleare), congeniti (presenti alla nascita) o acquisiti più tardi (per danni cerebrali). Ne è affetto circa il 4% della popolazione. Nei casi più gravi, gli amusici non sono capaci di sentire la musica o la trovano irritante e sgradevole. Rispetto ad altri deficit neuropsicologici selettivi, l’amusia pura è rara. Può insorgere insieme ad altri deficit neurologici o neuropsicologici, ma la diagnosi è spesso difficile se non si conoscono le condizioni pre-morbose. L’amusia può rivelarsi un disturbo imbarazzante. Oliver Sacks riporta l’esempio di Che Guevara, amusico, non sapeva distinguere i generi musicali, tanto da ballare in un’occasione speciale, senza scherzare, un mambo mentre l’orchestra suonava un tango La musica, così come il linguaggio, è una caratteristica comune a tutti gli esseri umani. Prodotta e apprezzata in ogni cultura nel corso della storia. Recenti scoperte suggeriscono che il cervello è dotato di reti neurali specifiche per la musica. Personalmente ho iniziato a sentire la musica, nel profondo a due anni, quando la parola ancora non era uscita dalle mie labbra, i miei piedini avevano già mosso i primi passi nella danza della musica. Non oso immaginare cosa significhi per gli amusici non riconoscere una canzone alla radio, non saper apprezzare la dedica d’amore di una canzone romantica. Avere difficoltà nel percepire la musica e il ritmo. Per non parlare della sensazione di libertà nel cantare una canzone in macchina a squarciagola con i finestrini abbassati e il vento tra i capelli. Che rapporto hai con la MUSICA, sapresti vivere senza? Conoscevi il termine AMUSIA?
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