A finire in zona rossa a gennaio 2023 con un’incidenza superiore a +25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 1,5 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) sono: Umbria, Marche, Puglia, Lombardia e Piemonte. In zona arancione: Sardegna. In zona gialla: Veneto, Toscana e Campania. In zona bianca: Emilia Romagna, Sicilia, Lazio, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Molise, Trentino Alto Adige e Valle D’Aosta.
“Anche nel primo mese dell’anno l’emergenza rimane e la situazione è sempre allarmante. Nonostante l’Italia sia per buona parte in zona bianca, il numero delle vittime è pressoché identico a gennaio del 2022. Ma ciò che maggiormente colpisce in questa nostra mappatura è l’incidenza di mortalità dei giovanissimi lavoratori. Quelli che hanno un’età compresa tra i 15 e i 24 anni: più di quattro volte superiore a quella dei colleghi trentenni, quarantenni e più che tripla rispetto ai cinquantenni”. È questo il primo commento dell’anno di Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre. Un’analisi, la sua, che prescinde dai numeri e che vede nell’incidenza il vero indicatore di rischio per i lavoratori del nostro Paese.
Nel dettaglio dell’indagine dell’Osservatorio mestrino, infatti, si scopre che l’incidenza di mortalità minima viene rilevata tra i 35 e i 44 anni, (pari a 0,4 infortuni per milione di occupati), mentre nella fascia dei più giovani, ossia tra 15 e 24 anni, l’incidenza arriva a 4 infortuni mortali ogni milione di occupati, superata solo dai lavoratori ultrasessantacinquenni (4,3).
Altrettanto significativo il dato relativo agli stranieri deceduti in occasione di lavoro: sono 8 su 34 in totale. Anche qui l’analisi sull’incidenza infortunistica svela chiaramente come gli stranieri abbiano un rischio di morte sul lavoro più che doppio rispetto agli italiani. Gli stranieri infatti registrano 3,5 morti ogni milione di occupati, contro l’1,3 degli italiani che perdono la vita durante il lavoro ogni milione di occupati.
I NUMERI ASSOLUTI DELLE MORTI SUL LAVORO E DEGLI INFORTUNI IN ITALIA NEL MESE DI GENNAIO 2023
MORTI. Sempre in cima alla graduatoria con il maggior numero di vittime in occasione di lavoro è –inevitabilmente a livello statistico – la regione con la più alta popolazione lavorativa d’Italia, cioè la Lombardia (10). Seguono: Piemonte (4), Veneto, Marche e Puglia (3), Umbria, Toscana, Campania ed Emilia Romagna (2), Sardegna, Sicilia e Lazio (1).
Nel report allegato il numero delle morti in occasione di lavoro provincia per provincia. Nel primo mese del 2023 è il settore Trasporti e Magazzinaggio a fa registrare il maggior numero di decessi in occasione di lavoro: sono 5. La fascia d’età numericamente più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è sempre quella tra i 55 e i 64 anni (14 su un totale di 34). Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro a gennaio 2023 sono 2. Una lavoratrice ha invece perso la vita in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro.
Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro sono 8, mentre sono 4 quelli che sono deceduti a causa di un infortunio in itinere. Il lunedì e il mercoledì sono i giorni della settimana in cui si è verificato il maggior numero di infortuni mortali nel primo mese dell’anno: rispettivamente con il 32,4% del totale degli infortuni mortali in occasione di lavoro e il 20,6%.
INFORTUNI. Le denunce di infortunio sono in diminuzione del 31,4% rispetto a gennaio 2022. Erano infatti 57.583 a gennaio 2022. Nel 2023 sono scese a 39.493. E la flessione più evidente è quella rilevata nel settore della Sanità. Lo scorso anno erano 9.905 le denunce, mentre a gennaio 2023 sono diventate 1.992. Altrettanto importante il decremento registrato nel settore dei Trasporti: da 6.247 denunce del gennaio 2022 alle 1.591 denunce del 2023. Nella graduatoria del nuovo anno per settore, il maggior numero di denunce arriva dalle Attività manifatturiere (3.456), seguita dalla Sanità (1.992), dai Trasporti (1.591), dal Commercio (1.512) e dalle Costruzioni (1.442).