L’8 marzo si dice sia la Festa della Donna ma ancora una volta c’è poco da festeggiare ed allora preferiamo raccontare la Giornata Internazionale della Donna per porre i riflettori sulla condizione femminile: un anniversario ancora segnato dai femminicidi (sono già 20 le donne uccise da inizio 2023), dalla violenza fisica, psicologica e economica in una società dove la donna ancora fatica a sedere in posti apicali, ha poca rappresentanza in politica e continua a dover scegliere tra famiglia e lavoro.
L’8 marzo si dice sia la Festa della Donna ma ancora una volta c’è poco da festeggiare ed allora preferiamo raccontare la Giornata Internazionale della Donna per porre i riflettori sulla condizione femminile: un anniversario ancora segnato dai femminicidi (sono già 20 le donne uccise da inizio 2023), dalla violenza fisica, psicologica e economica in una società dove la donna ancora fatica a sedere in posti apicali, ha poca rappresentanza in politica e continua a dover scegliere tra famiglia e lavoro. I dati dell’Onu dicono che, al ritmo attuale, ci vorranno altri tre secoli per raggiungere l’uguaglianza di genere.
Nel mondo meno fortunato va anche peggio. Sempre i numeri delle Nazioni Unite dicono che circa 383 milioni di donne e ragazze vivono in condizioni di estrema povertà, anche a causa delle persistenti disuguaglianze, e che una donna viene uccisa ogni 11 minuti da un membro della sua stessa famiglia.
A Roma è prevista “una performance collettiva di denuncia” per ricordare le vittime del naufragio di Cutro e un flash mob che ha come tema “la sottrazione dallo sfruttamento del lavoro produttivo e riproduttivo”.
A Milano i cortei sono due: uno parte alle 9:30 da largo Cairoli con gli studenti e uno alle 19 da piazza Duca D’Aosta, dedicato a tutta la città.
A Torino le attiviste del movimento scendono in piazza affinchè l’8 marzo “non sia il giorno delle mimose e dei proclami istituzionali, ma sia una giornata di lotta e di riposo dal carico del lavoro produttivo, domestico e riproduttivo”.
A Trieste, la manifestazione sfila lungo le vie del centro ed è rivolta anche “contro la tortura del 41bis” e “la repressione e la ‘sicurezza’ gestita dalle forze dell’ordine, violenta e oppressiva”.
L’onda fucsia attraversa tante altre città da Alessandria, Asti, Cuneo, Genova, Venezia, Trento a L’Aquila, Firenze, Pisa, Modena fino a Bari, Cagliari, Catania e Palermo.