Migliaia di persone al grido di «la sanidad pública no se vende, se defiende» a febbraio hanno protestato a Madrid contro lo smantellamento della sanità pubblica da parte del governo conservatore, accusato di destinare metà dei fondi pubblici al settore privato e di spogliare gli ospedali statali delle risorse.
Anche in Italia il Servizio sanitario nazionale è in crisi, ma da noi nessuno protesta. Eppure ne avremmo tutte le ragioni, se si considera che lo Stato italiano spende in sanità 1.947 euro a persona. Cioè il 6,4 per cento del Pil, proprio come in Spagna. Cifre ben distanti dai modelli con cui ci paragoniamo, Germania o Francia, dove s’investe fra i tre e i quattromila euro a cittadino, arrivando a puntare il dieci per cento del Pil sulla sanità. Sommando i soldi sganciati direttamente dai cittadini per curarsi, Spagna e Portogallo spendono più di noi, mentre l’Italia si avvicina pericolosamente alla Grecia.In base agli ultimi dati elaborati dall’Osservatorio sui Consumi privati in Sanità dell’Università Bocconi, per colmare questo gap, l’Italia dovrebbe mettere sul piatto della finanziaria 20 miliardi in più per eguagliare Regno Unito e Portogallo, 40 miliardi per essere come Francia e Germania.
Anche l’Ocse ha dichiarato che l’Italia, per garantire la tenuta sociale del Paese, dovrebbe spendere almeno 25 miliardi in più all’anno. A parole tutti difendono l’Ssn, nei fatti quest’anno sono stati appostati due miliardi di euro in più: briciole. Del resto sono 20 anni che la spesa sanitaria è un elettroencefalogramma piatto e gli aumenti coprono soltanto i maggiori costi dell’inflazione.Del resto i cittadini italiani già ora pagano di tasca propria il 75 per cento delle visite specialistiche, il 62 di tac, ecografie e altri accertamenti diagnostici, l’81 dei trattamenti di riabilitazione. Detto altrimenti, solo il 73 per cento della sanità è a carico del pubblico, mentre i cittadini sborsano 678 euro di tasca propria per curarsi. E si tratta di una media: nel dettaglio si passa dagli 849 euro della Lombardia ai 364 euro investiti privatamente dai campani.