Laureato in giurisprudenza e in scienze politiche, Franco Malvano ha percorso tutta la carriera nella Polizia di Stato. Nel 1994 è stato nominato Questore di Catanzaro, poi di Bari e nel 2002 Questore di Napoli. Nel 2006 è stato eletto senatore. Alle elezioni amministrative dello stesso anno ha sfidato il sindaco uscente Rosa Russo Iervolino. Come consigliere comunale è stato capo dell’opposizione e componente delle commissioni Mobilità, Cultura e Vigilanza su Bagnolifutura. Il 1º gennaio 2008 è stato nominato Prefetto. Dal 2010 è il presidente della Commissione antiracket e antiusura del consiglio regionale della Campania.
Come è finito in polizia? “Andai a seguire i corsi dell’indimenticabile maestro, il presidente Guido Capozzi, a via Andrea d’Isernia. Contemporaneamente fu bandito il concorso per vice commissario volontario aggiunto di Ps. Lo feci perché l’intervallo tra scritti e orali era molto breve e tutta la procedura si esauriva in sei mesi. Lo superai classificandomi nei primi dieci. Feci il corso alla Scuola Superiore di Polizia a Roma e, al termine, fui assegnato alla questura di Palermo. Ebbi la fortuna di andare in un ufficio che mi consentiva di studiare i fascicoli nei quali erano contenute tutte le indagine. Conobbi funzionari importanti tra cui Boris Giuliano e Bruno Contrada e mi avvicinai per la prima volta al fenomeno mafioso. Studiavo la struttura dell’organizzazione criminale, i suoi metodi, i ruoli che ricoprivano gli affiliati alle cosche. Capii che per combatterla efficacemente bisognava colpirla e indebolirla nelle sue risorse economico-finanziarie. A Palermo, due anni. Poi fui aggregato alla questura di Reggio Calabria, immediatamente dopo i moti causati dalla decisione di collocare il capoluogo di regione a Catanzaro. Per la competenza che avevo acquisito a Palermo, il questore ottenne dal ministro degli Interni la mia assegnazione permanente nel capoluogo calabro. Mi nominò dirigente dell’Ufficio Antimafia. Con quell’incarico ho fatto numerose proposte in materia di soggiorno obbligato e residenze speciali».
Nel 1977 il primo trasferimento a Napoli.« Al secondo distretto di polizia che allora stava a Santa Lucia. Appena il tempo di ambientarmi e fui mandato alla Squadra Mobile come responsabile della Catturandi. Era il periodo in cui pullulavano le bische clandestine e il gioco d’azzardo era praticato anche nei circoli sportivi della città. Ero continuamente in strada con i miei collaboratori per stanare e catturare i latitanti. È stata un’esperienza incredibile e molto formativa che mi ha formato per ricoprire l’incarico di responsabile dell’antiracket e antiusura che nel tempo si è rivelato il mio “cavallo di battaglia”: è una croce che mi sono messo addosso da giovane e che porto tuttora. Mi inventai un metodo di lavoro che consentiva un approccio molto particolare e proficuo con le vittime di racket e usura. Riuscivo a creare insieme alla mia squadra un rapporto empatico e di fiducia con quelle persone che poi collaboravano con noi per catturare i criminali di cui erano vittime. Sono stato anche al centro di due scontri a fuoco. Quello a Ercolano fu il più drammatico. Mi trovai solo e tentarono prima di investirmi con un’auto e poi mi spararono addosso. Sentendo i colpi di pistola un ispettore corse in mio aiuto. Rispondemmo entrambi al fuoco e uno di noi due, non abbiamo mai saputo chi, colpì il malvivente ferendolo mortalmente».
Dopo l’omicidio commesso dalle Brigate rosse del capo della Mobile, il vice questore Antonio Ammaturo, il questore la nominò suo successore. Quale fu la sua reazione? «Orgoglio e paura insieme. Ero giovane e il momento a livello locale e nazionale era molto difficile. C’erano le Brigate rosse e la Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo aveva scatenato una guerra spietata e sanguinaria con gli altri clan camorristici. Chiesi ai miei colleghi se non ritenessero più opportuno che il questore affidasse l’incarico a un funzionario più anziano e più esperto, ma all’unanimità dissero: “vogliamo te come capo e saremo sempre al tuo fianco”
Quattro anni anni intensi con importanti operazioni andate a buon fine. Quindi la nomina a direttore di vari uffici e la responsabilità dell’ordine pubblico che hanno fatto da preludio alla nomina di vice questore vicario. «È stata un’altra tappa fondamentale nella mia carriera. Come responsabile dell’ordine pubblico organizzai i servizi di sicurezza del G7 tenutosi nella città partenopea. Nel corso del vertice fui ferito alla testa in occasione di una delle manifestazioni di protesta degli autonomi. Mi feci medicare in ospedale e tornai immediatamente al mio posto perché, tra l’altro, curavo di persona la protezione dell’allora presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton. Andai all’Hotel Vesuvio e quando mi vide si complimentò per la mia tenacia e mi definì “A very strong man”..
Terminato il G7, ad agosto andò nuovamente via da Napoli. Questa volta per assumere il comando della Questura di Catanzaro. «Ho diretto quella questura per quattro anni, un vero record per un questore. La competenza territoriale era molto ampia e si estendeva su cittadine infestate dalla ’ndrangheta. Ho portato avanti con successo molte azioni contro questa potente organizzazione malavitosa che oggi è sicuramente la più potente a livello mondiale. Ho intensificato sul campo l’attività contro la criminalità economica, che avevo iniziato già ai tempi in cui dirigevo la squadra mobile a Napoli, creando una squadra formata da agenti con competenze in materie economiche e finanziarie (ragionieri, laureati in economia e commercio) che in polizia avevano le mansioni più disparate. Avevo intuito che soprattutto nella “picciotteria” calabrese era fondamentale il concetto di mutuo soccorso in virtù del quale non solo venivano aiutati gli affiliati e le loro famiglie in difficoltà economiche, ma si faceva anche proselitismo tra le persone prive di mezzi di sostentamento. La ’ndrangheta, così, si sostituiva allo Stato».
Poi Marco Minniti, futuro ministro degli Interni, le chiese di andare alla Questura di Bari. «Il capoluogo pugliese era diventato un crocevia strategico per il contrabbando di sigarette, armi e stupefacenti. Erano stati uccisi da poco due finanzieri. Distrussi praticamente tutto con la famosa operazione “Primavera”». Nel 2002 tornai a Napoli, al vertice della questura partenopea. «Anche in questa occasione il trasferimento avvenne quando si era da poco conclusa una triste vicenda, quella relativa all’arresto di due funzionari della squadra mobile e di altri appartenenti alla polizia perché avevano malmenato negli uffici della questura dei dimostranti. Nella mia città ho lavorato a tutto tondo».
Poi nel 2006 iniziò la sua esperienza nella politica attiva. Come mai? «Berlusconi e Pisanu, mi proposero di candidarmi al Senato con Forza Italia e, contemporaneamente, come candidato sindaco in opposizione a Rosa Russo Iervolino. Accettai con lo spirito di servitore dello Stato. Oltretutto consideravo quell’esperienza complementare al mio lavoro “istituzionale”. Fui eletto senatore e contestualmente ero anche capo dell’opposizione nel consiglio comunale di Napoli. ».
Il 1º gennaio 2008 è stato nominato Prefetto e ad agosto si dimise dagli incarichi politici. «Poi sono stato presidente del comitato tecnico-consultivo della giunta regionale della Campania che si interessa della sicurezza. In particolare ho dato uniformità alle procedure che disciplinano la polizia locale dei vari comuni. Ho, tra l’altro, cooptato nel comitato il responsabile della Scuola di polizia locale che sta a Benevento e che si occupa di formazione. Nel programma ho inserito un corso di antiterrorismo. Sono commissario regionale antiracket e antiusura in virtù di una legge regionale. Sono affiancato da un coordinamento che ho potenziato e rafforzato. Ne fanno parte le associazioni antiracket e antiusura più rappresentative del territorio regionale con le quali studiamo quali sono i progetti da adottare per indurre le “vittime” a collaborare con le forze di polizia. Quantificano anche i danni che ciascuna di loro ha subito perché, in caso di collaborazione, facciamo richiesta di risarcimento al commissario straordinario nazionale antiracket e antiusura. Mi interesso, ancora, di alcuni aspetti che riguardano la regolamentazione dei beni confiscati alla camorra».
Oggi di cosa è preoccupato? « «Sono fortemente preoccupato perché la crisi nell’economia reale che aumenta ogni giorno può dare spazio all’inserimento della criminalità organizzata. Non perderà occasione per sostituirsi allo Stato e agli enti pubblici nel dare sostegno alle famiglie e alle attività commerciali che quindi assumeranno obblighi che poi saranno chiamati a “onorare”. Per evitarlo occorre che la politica faccia interventi concreti ad horas e con un monitoraggio serio e continuativo».