Verso il 21 marzo, il primo giorno di Primavera e della legalità: Gennaro Niglio intervistato da Enzo Biagi
Nasce ad Ercolano (Napoli) il 18 ottobre del 1949, muore a Caltanissetta il 9 maggio del 2004. La sua figura di uomo dello Stato è considerata leggendaria, dovunque sia stato, qualunque fosse il suo compito è sempre riuscito a raggiungere risultati di altissimo livello, ed è per questo, che alcuni funzionari dello Stato lo hanno definito come uno degli uomini più importanti che l’arma abbia avuto nel dopoguerra. La sua carriera è stata variegata e le sue capacità di professionalità, tenacia sono state impiegate in vari settori, dalla lotta alla criminalità organizzata ‘Ndrangheta, Camorra Mafia siciliana, alla prevenzione e repressione in alcuni settori della Pubblica Amministrazione, alle truffe alimentari e farmacologiche, alle eco mafie. Una carriera che è stata costellata di soddisfazioni e rischi personali. Laureatosi in giurisprudenza e scienza della sicurezza, aveva frequentato la Scuola Militare della Nunziatella e l’Accademia militare di Modena. Il suo primo incarico dopo aver conseguito il grado di tenente, era stato prima alla scuola sottufficiali di Velletri e poi alla Legione di Catanzaro, in qualità di Coordinatore delle squadriglie, successivamente ha comandato la tenenza di Serra San Bruno.
Con il grado di Capitano ha guidato la Compagnia di Roccella Ionica, combattendo la ‘Ndrangheta in una lotta senza quartiere che lo portò più volte a scontri armati, ottenendo notevoli risultati contro le cosche locali e quelle egemoni della Calabria dei Giuffré e dei Piromalli. Diventò punto di riferimento e simbolo della popolazione locale e delle proprie istituzioni, basti solo raccontare questo episodio, per dimostrare il coraggio e il ruolo che il Cap. Niglio aveva nei confronti dei cittadini calabresi. (vedi all 1) L’episodio si verificò a Gioiosa, alla morte del boss locale, avvenuta in un conflitto a fuoco con i carabinieri, il clan impose il lutto cittadino in città, impedendo di tenere il mercatino domenicale, bloccando tutte le strade di accesso al paese sotto la minaccia delle armi, un amico del Capitano Niglio lo chiamò esponendogli la situazione che si era creata, egli arrivò a Gioiosa facendo riaprire i negozi dimostrando che in quella parte della Calabria c’era lo Stato che comandava e lui era lì per rappresentarlo. Alla sua memoria è stata intitolata, il 26 febbraio 2008, la Caserma sede del Comando Compagnia Carabinieri di Roccella Jonica (RC).
Successivamente ebbe l’incarico di guidare la Compagnia Carabinieri di Nocera Inferiore (SA) Con il grado di Capitano guidò la Compagnia dei Carabinieri di Nocera Inferiore, in un periodo in cui nella Camorra , esistevano faide interne per l’affermazione di un cartello invece che di un altro, e dove i morti ammazzati erano all’ordine del giorno, le sue gesta vengono ancora tramandate di generazione in generazione, i conflitti a fuoco, gli arresti dei piccoli, come dei grandi capi, il suo essere personalmente sul territorio, spingendosi anche oltre i confini di sua competenza ove fosse necessario, in città vicine come Castellammare e Torre Annunziata, contribuendo all’arresto dei boss locali, arrivando anche in Calabria pur di arrestare un latitante. Il Cap. Niglio, il grado con cui guidava il Comando dei CC di Nocera, era sinonimo di sicurezza, legalità e speranza in queste zone martoriate dalla camorra, rappresentava il senso dello Stato e né era il garante e questo la gente lo percepiva. “Rischiava la vita ogni giorno, ma la paura riusciva a metterla da parte”, parole del nocerino Ernesto Carratù, ex Presidente cittadino dell’Associazione Carabinieri.
E’ stato insignito di Medaglia d’Argento al Valor Militare per la seguente motivazione: Comandante di Compagnia distaccata, nel corso di una importante operazione di contrasto alla criminalità organizzata, compiuta alla testa dei suoi uomini, veniva fatto segno a proditoria e violenta azione di fuoco dagli appartenenti ad un clan camorristico responsabili di gravissimi delitti. Benchè ferito reagiva con determinazione e, dopo aver colpito con l’arma in dotazione uno dei malfattori, riusciva ad arrestare tutti i criminali coinvolti sequestrando numerose armi, munizioni, documenti falsificati ed autovetture con targhe contraffatte. Corbara (SA), 1 ottobre 1982″.
L’Amministrazione comunale di Nocera Inferiore aveva già deciso la concessione della cittadinanza onoraria al Gen. Niglio, ma la morte prematura non gli ha permesso di riceverla, è stata fatta richiesta al prefetto di una deroga alla legge sulla toponomastica che prevede il trascorrere del termine di dieci anni per la intitolazione di una via nel comune campano. L’amministrazione attuale, invece, aveva pensato ad un deliberato per intitolargli la nuova Caserma dei Carabinieri (la scelta dell’Arma sembrerebbe essere ricaduta su Marco Pittoni).
Dopo Nocera Inferiore la destinazione successiva fu Roma dove con il grado di Maggiore fu Comandante dei nuclei operativi di Roma (ROS), sezione criminalità organizzata.Dopo la parentesi romana ritornò in Campania, nella provincia di Caserta, con il grado di Tenente-Colonnello distinguendosi ancora una volta colpendo duramente il clan dei casalesi, eliminando le ultime sacche cutoliane, riuscendo ad arrestare boss e latitanti, i morti ammazzati diminuirono dagli 80 ai 6 dell’anno successivo.
Dopo Caserta il nuovo incarico fu la provincia di Napoli dove diede seguito al ruolo che aveva avuto qualche anno addietro con la formazione della squadra della CRIM.OR, diretta a combattere la criminalità organizzata, più volte condannato a morte dalla malavita organizzata per la sua collaborazione con il SuperProcuratore di Napoli Cordova. Ritornò dopo qualche anno a Reggio Calabria con il grado di Colonnello a guidare il Comando provinciale dei Carabinieri, anche qui un episodio che viene ricordato fa capire come durante gli anni il suo senso del dovere non fosse mutato. Ci troviamo a San Luca la famiglia mafiosa degli Ierinò con attentati e minacce blocca la costruzione della Caserma dei Carabinieri, a questo punto Niglio va dal capomafia locale e dice: “Se non mi lasciate costruire la caserma, verrò ogni giorno all’ora di pranzo con i miei uomini a perquisire tutte le case”. I lavori ripresero in giorno dopo e solo per motivi burocratici si bloccarono nuovamente. Successivamente il Generale Niglio viene nominato Comandante nazionale dei NAS (Nucleo Antisofisticazioni) , durante il suo mandato scoprì e colpì duramente coloro che erano legati al “ morbo della mucca pazza” (BSE), denunciò truffe farmaceutiche, intervenne nella pubblica amministrazione, etc.
Nel Settembre del 2003 assume un nuovo ed ultimo incarico, viene nominato, con il grado di Generale di Brigata, Comandante dei Carabinieri della Regione Sicilia, un incarico prestigioso che lo porterà a non cambiare i propri metodi di lotta alla criminalità, dando impulso alla sua attività partendo da due punti: Il primo applicare gli strumenti, l’esperienza e la metodologia personale, sperimentata e riconosciuta da tutti, obiettivo ricercare e catturare i latitanti. Il secondo rafforzare le stazioni dei Carabinieri, con uomini e mezzi, di mostrando e rafforzando la presenza dello Stato, in quei luoghi dove maggiore era l’isolamento dei cittadini e quindi maggiormente si sentiva la voce della mafia.
Il lavoro che stava svolgendo fu interrotto da un drammatico incidente stradale il 26 Aprile del 2004, un serie di cappottamenti a causa di un temporale, mentre percorreva la strada Palermo-Catania, insieme al suo autista, il carabiniere Luigi Rocco, fece sbalzare il Generale Niglio e il Carabiniere Rocco fuori dall’abitacolo, trasportati all’Ospedale di Caltanissetta, il suo autista ebbe la meglio, mentre il Generale dopo qualche giorno di coma, morì il 9 maggio del 2004 a soli 55 anni.
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Redazione
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