Non siamo d’accordo nella limitazione della locazione breve ad almeno due giorni, questo minerebbe almeno il 40% dei ricavi di nostri operatori che si trovano soprattutto in città, sede di aeroporti e porti, ed utilizzati come piattaforme per raggiungere altre destinazioni turistiche. Inoltre l’obbligo della presentazione di una scia amministrativa per l’attività imprenditoriale, seppur prevista, creerebbe problematiche serie per tante abitazioni, che per motivi diversi si ritrovano a non avere una regolarità urbanistica, a causa di condoni e mancati permessi autorizzatori.
Utile attivare quel codice unico per il quale l’Agenzia delle Entrate era stata incaricata per la realizzazione di una piattaforma unica nazionale, tenuto conto anche di quelle regionali già esistenti ed in cui le locazioni brevi previste dal decreto legge 50/2017 si erano trasformate in locazioni turistiche regionali in base alle normative locali. Ribadiamo l’opportunità che il Ministro si confronti in sede europea che ha già espresso alcuni atti, come per la direttiva Dac7 con il tracciamento dei dati fiscali dei titolari degli annunci online. Nessuno omette la problematica relativa alla maggiore destinazione di immobili ad uso turistico piuttosto che per locazioni a studenti e lavoratori, ma non può passare sull’economia di migliaia di famiglie e microimprese, che al netto di speculatori ed abusivi, mettono a reddito un proprio immobile per garantirsi un reddito possibile, tenuto conto delle gravi difficoltà economiche, del picco inflattivo, della mancanza di occupazione.
Non possono essere ancora una volta gli italiani, colpevoli di essere proprietari di immobili, a pagare il prezzo più alto, perdendo redditività, occorrono invece politiche di programmazione che nel garantire equilibrio nelle città, realizzino posti letto per lavoratori e studentati. Appare paradossale che lo Stato da un lato promuova il turismo per intercettare flussi esteri ed interni e dall’altro ne riduca i posti letto, tenuto conto del ridotto numero di alberghi e le difficoltà a realizzarne di nuovi in destinazioni vincolate, rispetto alla maggiore attuale di viaggiatori individuali che scelgono direttamente alloggio e viaggio mediante le piattaforme online e vogliono ricevere medesimi servizi pubblici e privati sentendosi cittadini temporanei.
Occorre una più ampia riflessione, scevra da condizionamenti e ideologie che nulla hanno a che vedere con precisi numeri di spopolamento nei centri storici, dei nuovi andamenti turistici post pandemia. Non vorremmo che l’Italia debba essere solo un appannaggio di un viaggatore d’elite, magari ospite di grandi alberghi e strutture di charme e si intende escludere un target medio basso di viaggiatori, che è la maggior parte dei flussi esistenti in Europa e oltreoceano. Su questo fronte daremo battaglia ed auspichiamo invece una sinergia pubblico privata
Lo scrive in una nota Agostino Ingenito, presidente ABBAC