Quante volte mettiamo in atto comportamenti rigidi pensando di esserne dipendenti e di non riuscire ad affrontare la realtà in modo diverso, siamo accecati dalla paura di soffrire. Mi verrebbe da chiederti, in che direzione stai andando? Stai costruendo il tuo benessere o lo stai evitando, scappando dal dolore e abbracciando qualcosa che esula dalla realtà? Questa è una via di fuga non la soluzione, spoiler non smetterai si soffrire anche se cadi o vieni travolto dalle grinfie di una dipendenza. Spesso pensiamo che la strada più semplice sia andare via, rifugiarci in una distrazione che ci porta in un’altra dimensione lontano dalla realtà e dai problemi. Non possiamo vivere su un altro pianeta, lontano dal mondo, non ci salveranno Internet, i social, i giochi di ruolo e le vite apparentemente perfette degli altri, che sono soltanto dei palliativi per far trascorrere il tempo e silenziare il dolore. Non affidare tutto nelle mani dello scorrere incessante del tempo, non è una gomma magica che cancella tutti i problemi, non credere alla frase “il tempo sistemerà tutto” mi dispiace deluderti ma non funziona cosi. Non siamo supereroi non tenere nascosto in uno scrigno il tuo dolore, parlane con le persone che ti circondano, non aver timore di essere fragile perché quando metti a nudo te stesso senza sentirti necessariamente scoperto, allora sei forte.
Non chiuderti nel tuo silenzio, aspettando che qualcuno lo comprenda, le persone non sono indovini e non tutti sono pronti ad ascoltare le parole non dette, soprattutto i passanti distratti. Non volare con la testa tra le nuvole, non puoi se hai pesi sulle ali, prova a guardare il problema da un’altra prospettiva, se lo guardi dall’alto ti sembrerà più piccolo tu possa pensare, cerca di planare con leggerezza sulle difficoltà, tranquillo non è un campo minato. Personalmente in passato ho sempre evitato il silenzio perchè i pensieri erano assordanti, trovavo rifugio nella scrittura, musica, danza e nei libri. Non sto dicendo che queste cose siano sbagliate ma semplicemente pensavo che evadere fosse la soluzione. Sono partita da sola a 18 anni per scappare dal dolore che mi portavo dentro, verso una città che non conoscevo, una lingua che non capivo, persone estranee non hanno fatto la magia, il peso della sofferenza lo portavo in uno zainetto sulle spalle. Stavo rimandando il dolore ad un altro momento, perchè non avevo il coraggio di guardarlo fisso negli occhi. Con il tempo ho capito che evitare la sofferenza non l’avrebbe allontanata ma era necessario che l’affrontassi. Marzo 2023. Passo dopo passo ho acquisito consapevolezza di come funziono e ora posso permettermi di stare male, di sbagliare. Posso cadere e rialzarmi. So che sto adoperando una modalità di comportamento rigido e mi prendo le conseguenze delle mie scelte. Posso gestire il dolore in modo diverso, accogliendolo passandoci attraverso, non è semplice ma in questo modo lo vedo sfumare. Quali sono le strategie che metti in atto per attutire le tue fragilità e per non sentirti inadeguato? Forse ti fai travolgere da millemila impegni, lavori incessantemente perchè hai paura di fermarti, oppure trascorri le giornate a fissare il vuoto. Anche non fare nulla può essere una via di fuga dal dolore. Posso dirti aumenta la consapevolezza di te stess*, immagina delle modalità per gestire il problema in modo diverso per costruire il tuo benessere. Indossa altri occhiali perché quello che hai fatto ti è costato troppo dal punto di vista della fatica e dello stress, vedi il dolore da un altro punto di vista. Metti in atto altri comportamenti. Come stai? Male Sei contento della tua vita? Si Cosa fai? Nulla o troppo Non c’è armonia tra queste risposte e se ti sono familiari chiedi aiuto ad uno specialista, può fornirti le chiavi per aprire le porte al dolore affinché tu possa abbracciarlo cosi forte da farlo sparire.