Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, oggi è stato ospite di Terraverso, il podcast Libero Quotidiano condotto da Pietro Senaldi. Durante la puntata, ha toccato temi come la maternità surrogata, le adozioni, l’immigrazione e il 25 aprile e alle recenti critiche ai commenti della presidente del Consiglio Giorgia Meloni sull’eccidio delle Fosse Ardeatine.In particolare quest’ultimo argomento ha acceso la polemica politica di giornata. La Russa ha detto dell’attentato dei partigiani a via Rasella che generò la rappresaglia, che si è trattato di “una pagina tutt’altro che nobile della Resistenza: quelli uccisi furono una banda musicale di semi-pensionati e non nazisti delle SS, sapendo benissimo il rischio di rappresaglia su cittadini romani, antifascisti e non”. La Russa ha voluto comunque sottolineare la sua “condanna durissima dell’eccidio delle Fosse Ardeatine”.
“Le parole di Ignazio La Russa sono semplicemente indegne per l’alta carica che ricopre e rappresentano un ennesimo, gravissimo strappo teso ad assolvere il fascismo e delegittimare la Resistenza”. Lo afferma il Presidente dell’ANPI, Gianfranco Pagliarulo. “Il terzo battaglione del Polizeiregiment colpito a via Rasella mentre sfilava armato fino ai denti stava completando l’addestramento per andare poi a combattere gli Alleati e i partigiani, come effettivamente avvenne – ricorda Pagliarulo -. Gli altri due battaglioni del Polizeiregiment erano da tempo impegnati in Istria e in Veneto contro i partigiani. L’attacco di via Rasella, pubblicamente elogiato dai comandi angloamericani, fu la più importante azione di guerra realizzata in una capitale europea. Dopo la Presidente del Consiglio, anche il Presidente del Senato fa finta di ignorare che non furono i soli nazisti a organizzare il massacro delle Fosse Ardeatine, perché ebbero il fondamentale supporto di autorità fasciste italiane”, conclude il presidente dell’Anpi.
Signori e politici veri si nasce, sull’argomento intervenne Marco Pannella in un’intervista da Giovanni Minoli a Mixer nel 1980. Minoli: dopo la tua condanna dei gappisti di via Rasella, il Secolo d’Italia esultò, Amendola disse che avevi fatto un discorso fascista. La risposta di Pannella: per pietas non rispondo ad Amendola (n.d.r l’esponente migliorista del Pci era morto da qualche settimana), Il Secolo d’Italia fece male ed esultare. Ho semplicemente detto che la più grande epopea della nostre storia non poteva non avere pagine tristi e tragiche.