9 aprile 1969 – 9 aprile 2023, sono passati 54 anni dalla rivolta che segnò in maniera indelebile la comunità di Battipaglia. I moti, che videro protagonisti i cittadini della Piana del Sele, esplosero contro la ventilata chiusura del tabacchificio e dello zuccherificio, aziende che, an­che considerando l’indotto, occupa­vano quasi la metà della popolazio­ne.

Da una manifestazione, si arrivò ad una vera e propria rivolta. La polizia in­tervenne e negli scontri con i manife­stanti persero la vita il giovane Carmine Citro, operaio di diciannove anni e una professoressa, la trentenne Teresa Ricciardi, che era affacciata alla finestra, uccisa da un proiettile vagante. Centinaia i feriti. 

Il ricordo della sindaca Francese: “Per non dimenticare mai”

A 54 anni da quel tragico giorno, la città della Piana del Sele ricorda quella ferita indelebile. Il messaggio della sindaca Cecilia Francese: “Due morti. Due giovani vite spezzate. Teresa Ricciardi e Carmine Citro, oltre a tanti feriti.

Una intera comunità in piazza a protestare contro la chiusura di fabbriche storiche della città e del territorio, che avevano assicurato centinaia di posti di lavoro , ed una fonte di reddito per decenni a tante famiglie Battipagliesi e dei territori limitrofi. Fabbriche che erano la testimonianza di quel rapporto fra città e campagna che aveva rappresentato la vera ricchezza della nostra realtà.

L’ Italia intera rimase spezzata in due: bloccata la ferrovia, bloccate le principali strade di comunicazione da e verso il Sud. Forse il momento più alto, più forte, più drammatico della protesta di un mezzogiorno sempre più agonizzante , in cui una intera comunità si sentì coinvolta. Anche quelli che non avevano problemi di perdita del posto di lavoro, come appunto Carmine Citro, come raccontava la sorella, vollero scendere in piazza , a testimoniare la solidarietà a chi quel posto lo perdeva, ma soprattutto guardando al futuro di Battipaglia e del territorio tutto.

Ed è questo il messaggio più grande che ci rimane di quei giorni: la solidarietà! L’unirsi di una comunità intera, che allora diede un esempio all’Italia intera. Nessuno si tirò indietro.

Quel messaggio non dobbiamo mai scordarlo, soprattutto in tempi come questi , in cui sembrano prevalere la indifferenza e l’individualismo che fanno sì che ciò che accade intorno a noi ci risulti indifferente.
Lo dobbiamo a noi stessi, per ritrovare quella forza e quella voglia di stare insieme che ci debbono consentire sui tavoli sovra comunali, di fare sentire con forza ed autorevolezza la voce della nostra città e dell’intera Piana del Sele di cui Battipaglia è capo fila, lo dobbiamo a quelle vite spezzate, a quei tanti giovani che allora scesero in piazza per costruire il futuro della nostra città ed evitare che alle generazioni seguenti alla loro si aprisse solo la strada della emigrazione.
Per questo dobbiamo coltivare quella memoria e fare si che quella pagina di storia rimanga viva nella nostra comunità”