Il Def del 2023 approvato in Consiglio dei Ministri su proposta del ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti “tiene conto di un quadro economico-finanziario che, nonostante l’allentamento negli ultimi tempi degli effetti negativi derivanti dalla pandemia e dal caro energia, rimane incerto e rischioso a causa della guerra in Ucraina, di tensioni geopolitiche elevate, del rialzo dei tassi di interesse ma anche per l’affiorare di localizzate crisi nel sistema bancario e finanziario internazionale”.
Lo si legge in una nota del Mef, che aggiunge: “In questo contesto, l’economia italiana continua a mostrare una notevole dose di resilienza e vitalità”. “A fronte di una stima di deficit tendenziale per l’anno in corso pari al 4,35% del Pil, il mantenimento dell’obiettivo di deficit esistente (4,5%) permetterà di introdurre, con un provvedimento di prossima attuazione, un taglio dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi di oltre 3 miliardi a valere sull’anno in corso”, afferma il Mef. “Ciò sosterrà il potere d’acquisto delle famiglie” e allo stesso tempo, spiega il ministero, “contribuirà alla moderazione della crescita salariale” contro “una pericolosa spirale salari-prezzi”.
Nello scenario tendenziale a legislazione vigente contenuto nel Def, il Pil è previsto crescere dello 0,9% nel 2023 (all’1% nel quadro programmatico), fa sapere il Mef in una nota. Il Pil tendenziale per il 2024 è all’1,4% (1,5% programmatico) dell’1,3% nel 2025 e dell’1,1% nel 2026 (stesse percentuali nel programmatico). Lo fa sapere il Mef in una nota. Il dato relativo al 2023, si precisa, è rivisto al rialzo in confronto al Dpb di novembre, in cui la crescita del 2023 era fissata allo 0,6%.
Nel 2022 il rapporto debito/Pil è risultato pari al 144,4%, 1,3 punti percentuali inferiore rispetto alla previsione del Dpb di novembre. Lo evidenzia il Mef nella nota sul Def approvato in cdm. “Una diminuzione che, coerentemente agli obiettivi indicati nello scenario programmatico – evidenzia il Mef – continuerà progressivamente nel 2023 al 142,1%, nel 2024 al 141,4, fino a raggiungere il 140,4% nel 2026. Tuttavia – precisa – non possono essere ignorati gli effetti di riduzione del rapporto debito/Pil che si sarebbero potuti registrare se il superbonus non avesse avuto gli impatti sui saldi finora registrati”.
“Il Def punta a ridurre gradualmente, ma in misura rilevante e sostenuta nel tempo, il deficit e il debito della PA in rapporto al Pil. Coerentemente con questo obiettivo, il Governo conferma gli obiettivi di indebitamento netto presenti nel documento dello scorso novembre”. Lo fa sapere il Mef in una nota sul Def, indicando gli obiettivi sul deficit contenuti nel Def: “4,5% nel 2023, 3,7 nel 2024, 3,0 nel 2025, fino al 2,5 nel 2026”.
“Per rendere il nostro Paese più dinamico, innovativo e inclusivo non basta soltanto il Pnrr”. Lo evidenzia il Ministero dell’Economia e delle Finanze nella nota sul Def approvato in cdm, confermando comunque che “il governo è al lavoro per ottenere la terza rata del Pnrr”. Secondo il Mef, “è necessario, infatti, investire anche per rafforzare la capacità produttiva nazionale e lavorare su un orizzonte temporale più esteso di quello del Piano e che consenta di creare condizioni adeguate a evitare nuove fiammate inflazionistiche. È questo un tema che deve essere affrontato non solo in Italia, ma anche in Europa”.
“Dalla prossima legge di bilancio bisogna porsi con concretezza il problema del calo demografico e delle nuove nascite, con misure adeguate”, ha detto la premier Giorgia Meloni, come apprende l’ANSA da fonti di governo, in Consiglio dei ministri, durante la discussione sul Def.