
Giulio Cesare Vanini che Schopenhauer considerò suo predecessore, colui al quale Hegel dedicò sette pagine della sua storia della filosofia, il personaggio al quale per secoli, a più riprese, l’Europa del libero pensiero ha guardato come il gigante, l’eroe e il martire della lotta contro le catene imposte dalla religione, sia oggi così sconosciuto. Proviamo a fare giustizia. Giulio Cesare Vanini nasce a Taurisano in provincia di Lecce, il 19 gennaio del 1585. A diciotto anni entra nellOrdine Carmelitano assumendo il nome di, fra Gabriele. A Napoli consegue il titolo di dottore in utroque iure nel giugno del 1606. Come sarà descritto in documenti posteriori, egli ha assimilato una grande cultura, parla assai bene il latino e con una grande facilità, è alto di taglia e un pò magro, ha i capelli castani, il naso aquilino, gli occhi vivi e fisionomia gradevole e ingegnosa”. Nel 1612 riceve un provvedimento disciplinare dal Generale dell’Ordine e l’anno dopo fugge in Inghilterra insieme a un confratello, con l’intenzione di abbracciare la religione anglicana. I due frati sono presi sotto protezione dall’Arcivescovo di Canterbury, colpito dalle loro doti intellettuali, ma ben presto si rendono conto di essere caduti dalla padella nella brace e cominciano a progettare un rientro in Italia. Daltra parte lArcivescovo si rende conto prima della riluttanza dei due a sottomettersi sinceramente allautorità religiosa e poi dei loro tentativi di riallacciare segretamente dei contatti con il mondo cattolico. Li fa arrestare ma fuggono (forse con un aiutino dal Re Giacomo che preferisce evitare impicci). La contrattazione con i cattolici li vede diffidenti e, nel dubbio, rimangono a Genova, dove Vanini fa il precettore in casa Doria. Larresto dellaltro frate cancella le esitazioni e Vanini fugge in Francia, dove pubblica, col suo vero nome e con tanto di imprimatur cattolico, due opere in latino, a Lione nel 1615 l’Amphitheatrum Aeternae Providentiae Divino-Magicum, Christiano-Physicum, Nec Non Astrologo-Catholicum. Adversus Veteres Philosophos, Atheos, Epicureos, Peripateticos, & Stoicos (Anfiteatro dellEterna Provvidenza Divino-Magico, Cristiano- Fisico e Astrologico-Cattolico contro gli antichi filosofi atei, epicurei, peripatetici e stoici), e a Parigi nel 1616 il De Admirandis Naturae Reginae Deaeque Mortalium Arcanis (I Meravigliosi Segreti della Natura, Regina e Dea dei Mortali). Prima di continuare sarà utile dire qualcosa sul contenuto di questi scritti. Per farlo è indispensabile ricordare il clima in cui essi vengono alla luce. Siamo in uno dei periodi più cupi della Controriforma. Giordano Bruno ha subito da poco la sorte delle castagne e Galileo Galilei gode già delle attenzioni del cardinale Bellarmino e dell’Inquisizione. In Europa si uccideva da decenni per molto meno che un’apologia dell’ateismo.
Per superare il muro della censura e salvare la pelle, Vanini adotta la strategia della dissimulazione e la mette in pratica con un vasto arsenale di tecniche. Fa sostenere le sue idee a dei personaggi immaginari che dichiara di aver conosciuto nel suo peregrinare per l’Europa, se ne dichiara scandalizzato o le confuta con argomentazioni così deboli da funzionare come sostegno a esse. Oppure le esprime e poi dice che sarebbe tentato di crederci ma se ne guarda bene perché la Chiesa cattolica glielo vieta. Oppure attacca le credenze religiose dei pagani mostrando quanto siano ridicole e assurde e vantando la superiorità della religione cristiana (ma il lettore comprende subito come argomenti e sarcasmo siano ovviamente applicabili anche a essa). E ancora, per tutto il De Admirandis, utilizzando la forma del dialogo, nel quale il personaggio ingenuo dice le cose più compromettenti e quello erudito finge di confutarle. Il tutto strizzando locchio agli spiriti liberi dellepoca, in una deliziosa cornice di ironia e di humour che oggi appaiono più attuali che mai, dandoci limpressione di essere convinto che i bigotti suoi contemporanei fossero troppo gretti e ignoranti per coglierli. E va detto che, almeno allinizio fu proprio così, poiché, più che lacume dei censori, a perderlo fu probabilmente proprio il suo successo tra i libertini. Mentre le sue opere incontrano un cospicuo quanto imprevisto successo nei circoli atei e libertini di Parigi, facendo con ciò capire ai teologi della Sorbona che gli avevano concesso lapprovazione ecclesiastica di aver commesso una grossa sciocchezza, approda a Tolosa con il falso nome di Pomponio Usciglio, convinto di cavarsela. Tuttavia la sua scarsa prudenza nel manifestare, sia pure in relazioni private, il proprio sentire, lo tradisce. Il 2 agosto del 1618 è arrestato su mandato del Parlamento di Tolosa e subisce, da parte di un tribunale civile, un processo che va avanti per più mesi perché ai giudici che, cercano di incastrarlo con ogni mezzo, egli oppone con grande scaltrezza la sua sterminata erudizione, protestandosi fedelissimo cattolico. Finché, non trovando altro modo, i giudici ricorrono a una falsa testimonianza e lo accusano di ateismo (allepoca reato di lesa maestà perché, negando Dio, si negava il fondamento del potere regio). Commenterà amaramente Schopenhauer due secoli dopo: “Certamente fu più facile bruciare Vanini che confutarlo. La condanna e lesecuzione arrivano il 9 febbraio del 1619. Perduta ogni speranza di salvezza, Vanini getta la maschera e proclama con fierezza il suo ateismo. Uno dei gesuiti, suoi acerrimi nemici, riferirà di avergli sentito dire: Non esiste né un Dio né il diavolo, perché se ci fosse un Dio gli chiederei di lanciare un fulmine sullingiusto ed iniquo Parlamento; se ci fosse un diavolo gli chiederei di inghiottirlo sotto terra; ma, poiché non esiste né luno né laltro, non ne farò nulla”. E andando al patibolo, poco prima che gli fosse strappata con le tenaglie la lingua, pronuncia le sue ultime parole, in italiano: Andiamo a morire allegramente da filosofi ”, che impressioneranno persino i suoi aguzzini e rimarranno nei secoli a ricordare la sua morte eroica. Strangolato e bruciato, finisce il Vanini uomo e, con la circolazione clandestina dei due testi già accennati, gli unici sopravvissuti alla distruzione, comincia la sua leggenda, nera per alcuni, luminosa per altri, immotivata per altri ancora.