La partita è delicata, le aziende, soprattutto Eni e Leonardo, assolutamente “strategiche” ed è vietato sbagliare. Meloni in prima linea e senza cedimenti
Diverso il discorso sulle presidenze, su cui invece ci potrebbe essere una sorta di riequilibrio tra le forze della maggioranza, in uno schema che vedrebbe due caselle a Fdi, due alla Lega e una a Forza Italia, in base al peso dei partiti ma anche delle società. Gli azzurri sarebbero stati accontentati con il posizionamento di Paolo Scaroni alla presidenza dell’Enel. La Lega punterebbe tutto sull’Eni, dove è praticamente certa la riconferma di Claudio Descalzi, manager molto apprezzato per impegno e risultati, anche nell’ottica di quel Piano Mattei per l’Africa, cavallo di battaglia della premier per contenere in prospettiva i flussi di migranti.
Il profilo giusto, però, ancora non ci sarebbe. A Leonardo lascerebbe la presidenza Luciano Carta (qualcuno dice per spostarsi a Poste), e al suo posto sarebbe pronto il generale Giuseppe Zafarana, attuale comandante della Guardia di Finanza in scadenza a maggio (in pole position ci sarebbe l’attuale comandante in seconda, il generale di corpo d’armata Andrea De Gennaro, che godrebbe della stima anche del sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano). Il confronto continua serrato, l’obiettivo è quello di avere l’intesa complessiva entro giovedì, quando andrà depositata la lista di Poste. Ma lo sforzo, assicurano da più parti nella maggioranza, è quello di chiudere tutto in nottata, domani al massimo. Il clima non è dei migliori. Matteo Salvini liquida le tensioni come “fantasie”, ma il suo capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari, osserva in radio che “sarebbe bizzarro che fosse un solo partito ad indicare i nomi a discapito degli altri”.