
Ricordati che devi morire!” per tre volte Massimo Troisi, nel bellissimo film “Non ci resta che piangere”, si sentiva richiamare dall’austero predicatore.. fino a rispondergli il famoso “mo’ me lo segno”.. scena esilarante in un film di qualche anno fa che spero abbiate visto, perché davvero molto divertente.
Chi non ha paura di morire muore una volta sola.
Ma chi vive nel terrore che sorella morte possa all’improvviso sopraggiungere muore ogni momento della propria misera esistenza.
Vive nel costante terrore di dover abbandonare la propria miserrima condizione mortale, di dover espiare molteplici peccati causati dalla cattiveria, dall’avarizia, dall’egoismo, dal proprio essere tapino.
Vedo uomini e donne che ormai sul viale del tramonto fanno di tutto per non lasciare la pellaccia, si tengono aggrappati con le unghie e con i denti alla vita meschina che hanno condotto, molti di essi non hanno mai fatto sacrifici, mai lavorato, mai sudato.
Questi esemplari vivono solo per giudicare male gli altri e fingendo di essere i paladini delle virtù più encomiabili, invece sono solo vili individui che sarebbe meglio non fossero mai nati.
Costoro al primo mal di testa o al primo malanno ovvio della vecchiaia corrono da medici, esperti e piagnucolanp sperando di suscitare la compassione e la solidarietà altrui; ma a me fanno sinceramente più ribrezzo che pena!
Mio padre sorrideva di queste persone, gli provocavano solo ilarità per la loro sciocca paura di morire e per la ridicola e disperata voglia di restare su questa terra insulsa: lui, infatti, ne conosceva tanti di individui del genere e ne sbeffeggiava giustamente il comportamento.
Ma come si può temere la fine della propria inutile esistenza?
Com’è possibile temere il fuoco e le fiamme dell’inferno pur continuando ad essere infame?
Sarebbe bello se esistesse davvero Belzebù ad attendervi e a farvi pagare ogni vostra vigliaccheria, ma queste sono solo supposizioni magari inventate dal sommo poeta!
Nel frattempo andate dai vari luminari e scienziati che vi spillano denaro a farvi dire che siete solo vecchi, che prima o poi tutti dobbiamo morire.
La smettiate una buona volta di tediare chi invece vede la morte per quella che è, ossia la mera liberazione da tutti i mali e da voi medesimi.
Annalisa Capaldo