Sabato mattina, Gabriella Santini è intervenuta al Corso “Insegnamenti” – percorsi formativi per Facilitatori della lettura”, presso il Park Hotel di Mercato San Severino incontrando i docenti. Gabriella Santini è docente universitaria in Sociologia della comunicazione, scrittrice per l’infanzia (ha al suo attivo più di centoquaranta libri scritti tra cui alcune rivisitazioni di testi classici), formatrice dotata di grande carisma e comunicativa ha fornito la chiave per interpretare con spirito critico tematiche legate al mondo della letteratura per ragazzi e non solo, offrendo una visione di ampio respiro e di significativo spessore culturale.
Siamo abituati a considerare unicamente gli aspetti positivi del leggere, e sicuramente ce ne sono tantissimi riportati in questi anni di disaffezione alla lettura, ma la Santini spinge a considerare, sorprendendo, anche i contro tra cui è possibile annoverare l’isolamento che può scaturire quando il lettore vive esclusivamente nelle storie che legge; la massificazione e l’appiattimento dell’umanità involontario; l’odio verso la lettura quando imposta.
La massima latina “scripta manent, verba volant” intesa comunemente come l’impossibilità della parola orale di consolidarsi nella memoria, diventa l’occasione per interrogarsi su quanto potere abbia la parola non scritta e pronunciata ad alta voce di volare nel tempo. Da qui, il riferimento a Socrate, grandissimo oratore, passando per Platone e Aristotele. Lo stesso Sant’Agostino nelle “Confessiones” introduce alla lettura muta o silenziosa che stabilisce un nuovo rapporto tra libro e lettore nel quale il testo diventa occasione per creare una relazione intima con altre letture e altri autori, come ha inteso anche Italo Calvino.
In Italia i dati ISTAT riferiscono che il 60% della popolazione non legge; alla luce di ciò è necessaria una vera e propria educazione alla lettura che parta dai più piccoli, perché risulta più difficile diventare lettori in età adulta. Una ricerca portata avanti da ” Save the Children” sulla povertà educativa ha mostrato come la sola presenza di un certo numero di libri in casa determini una maggiore facilità nel raggiungere livelli minimi in matematica e nella lettura a scuola. L’indagine evidenzia un dato interessante per future considerazioni: il 42% dei ragazzi che posseggono, nella libreria di casa, meno di 10 libri mostrano difficoltà maggiori a scuola nei suddetti ambiti, mentre la percentuale cala drasticamente al 22% quando i libri in casa sono almeno 25.
Un capitolo molto interessante della lezione di ieri ha preso in considerazione la censura in letteratura (viene da interrogarsi su chi e come possa ergersi a censore?), con la creazione di un “libro nero” dove elencare i titoli ritenuti pericolosi.Tale libro era quello che nel periodo della Rivoluzione francese veniva utilizzato per indicare i soggetti destinati ad essere ghigliottinati. Il libro più censurato in America è stato “Harry Potter”, perché sono stati individuati molti riferimenti legati alla stregoneria, anche se la scrittrice credente per ragazzi Silvana De Mari ha sostenuto l’esatto contrario, ritrovando al suo interno una forte spiritualità; in Cina, diversi anni fa, la presenza di animali parlanti nella storia di “Alice nel Paese delle meraviglie” subì la stessa sorte. Ciò dimostra la fallibilità della censura. Sono stati tanti gli argomenti affrontati nella mattina di ieri, si vuole concludere con l’incipit di “Murphy” di Samuel Beckett per librarsi in un mondo, quello delle parole, che accarezzano l’anima:” Il sole splendeva, non avendo altra alternativa, sul niente di nuovo”.