Si apprende dalle parole del Presidente della Repubblica, presente ieri a Parigi alla cerimonia di apertura del Salon du Livre, che in Italia l’attenzione dei vari ministri che ruotano intorno alla cultura hanno dato tutto gas ai motori di questo settore in cui l’Italia è ritenuta leader. Basti pensare che al rendez- vous a quel festival, l’editoria italiana e quindi il Paese, è presente in qualità di ospite d’onore. È una constatazione abbastanza immediata quella dell’interesse che coinvolge e rafforza questo settore. Accanto al Ministero per la Pubblica Istruzione si sono affiancati anche il Ministero per i Beni Culturali e quello per il Turismo e lo Spettacolo. Estremizzando i concetti appena accennati, si può azzardare a definire l’aggregato di elementi che ruotano intorno alla cultura, quindi incluse anche fiere, sagre e ricorrenze, un comparto produttivo, capace di generare reddito oltre che cultura. Quanto deriverà dall’ulteriore capacità di attrarre turisti di ogni genere con una programmazione degli eventi ben fatta e la riuscita dell’inserimento del Paese in reti specializzate è facilmente azzardabile. L’ ipotesi appena accennata intanto è sviluppabile, in quanto poggia su solide e millenarie basi concrete: non è necessario fare una disamina dettagliata di quali siano le componenti del tesoro culturale e artistico del Bel Paese. Può essere utile rimarcare che l’amalgama del tutto sono le bellezze naturali presenti su tutta la penisola, isole comprese.
È sufficiente fermare a questo punto il preambolo perché bastano da soli i concetti illustrati a condannare come non decoroso l’ ultimo episodio di un non giornalismo. Lo stesso è descrivibile come un comportamento sguaiato, per giunta atto a ledere persone non coinvolte nella vicenda a mò di oggetto di sberleffo. Altro discorso è un’analisi serena dell” accaduto che certo non porta merito alcuno al personaggio della vignetta. Quel pennivendolo de noantri sembra aver voluto mettere un segno di lutto con l’inchiostro nero nel disegnare e nello scrivere a commento. Un chiarimento è più che necessario. La satira è una forma d’arte o quasi e tale è stata considerata nel periodo classico, prima a Atene e poi a Roma. La sintesi di quella forma di spettacolo è ben espressa dalla frase: “castigat ridendo mores”, composta dal letterato francese De Santeuil nel XVII° secolo. Con evidente e quasi unanime sentimento di fastidio ” la gente”, come avrebbe detto Tina Pica, ha mostrato in diverse maniere il suo disappunto per alcune di tali esibizioni del saper scarabocchiare che valgono ben più di una condanna.
Sacrosanta e da preservare la libertà di irridere, ma lo scadere nel pecoreccio no, gli italiani proprio non lo meritano. Non è piacevole constatare che la satira, in particolare quella per tabulas, che prese origine proprio nel bacino del Mediterraneo come vera e propria forma d’arte, anche se adattata ai mezzi di diffusione più recente, come cinema, televisione e radio, fino alla fine del secolo scorso è stata di sicuro dura, pur rimanendo sempre nei limiti del garbato. Da qualche tempo invece, non solo in Italia, ma anche in tutta l’Europa, si sta assistendo a una caduta di stile a precipizio. Di conseguenza, a una risposta della o delle parti messe alla berlina, in maniera decisamente sproporzionata, basterà ricordare l’episodio di Charlie Hebdo a Parigi per avere un’ idea piuttosto adeguata dello stato dell’ arte (si fa per dire). Si arriva velocemente alla metá della settimana in corso, quando un personaggio, che presume di sapere fare uso di penna e matita, ha prodotto su un quotidiano una macchia che, come dice davanti al bar dove gioca a carte la popolazione rurale “non conta e non accusa”. Girato nell’ idioma patrio, vale a dire che è stato solo un esercizio di cattivo gusto, ancor più testimonianza di una depravazione non solo dei costumi ma anche, probabilmente soprattutto, del modo di vivere del personaggio. Come qualità di comportamento, l’autore si attesta sotto a quello di chi imbratta le pareti dei bagni pubblici con messaggi in tema di frenesie tipiche degli adolescenti o ancora peggio. Ciò che più rende tristi è che il caso non è isolato. Probabilmente ancora una volta sono nel giusto i cugini d’ oltralpe quando, commentando episodi del genere con spirito disincantato, si limitano a dire, quasi rassegnati, “c’est l’esprit du temp” . Sulle rive del Mediterraneo si è soliti aggiungere: Povera Italia!