Venerdì 28 aprile ore 21.00 al Teatro Comunale Diana di Nocera Inferiore, va in scena : per la rassegna ’ &’, . La rassegna è firmata da Artenauta Teatro (il progetto ideato dalla direttrice artistica e regista Simona Tortora, con l’organizzazione di Giuseppe Citarella e il patrocinio del Comune di Nocera Inferiore). La performance vede la regia di Marcella Favilla, con protagonista Alessandra Fallucchi.
LO SPETTACOLO. Circe è la figlia di Elios, Dio del Sole, e dalla Ninfa Perseide: ma è tanto diversa dai genitori e dai fratelli divini: ha un aspetto fosco, un carattere difficile, un temperamento indipendente; è perfino sensibile al dolore del mondo e preferisce la compagnia dei mortali a quella degli Dei. Quando a causa di questa sua natura eccentrica viene esiliata nell’Isola di Eea, non si perde d’animo, studia le virtù delle piante, impara ad addomesticare le bestie selvatiche, affina le sue arti magiche. Ma Circe è soprattutto una donna di passioni: amori, amicizia, rivalità, paura, rabbia, nostalgia, accompagnano gli innumerevoli incontri e scontri che le riserva il destino… finché non più solo maga ma anche amante dovrà scegliere una volta per tutte se appartenere al mondo divino o a quello dei mortali che ha imparato ad amare. La Circe greca è figura ambigua e ambivalente: crudele ma anche pietosa, ostile ma anche amica. Circe è Donna, Ninfa, Maga, Amante ma anche Moglie, racchiude le molte potenzialità del femminile e di queste ci interessa parlare.
NOTE DI REGIA di Marcella Favilla. Ci sembra di sapere tutto della storia di Circe, la maga raccontata da Omero, che ama Odisseo e trasforma i suoi compagni in maiali. Eppure esiste un prima e un dopo nella vita di questa figura che ne fanno uno dei personaggi femminili più fascinosi e complessi della tradizione classica. Circe non è solo la maga strategica che conosce le virtù e i poteri delle piante e che impara ad addomesticare le bestie selvatiche, ma è anche e soprattutto una donna di passioni. Perché per tremila anni si è sempre pensato che Circe avesse la colpa di aver circuito Odisseo? Perché si è sempre accostato al nome di Circe l’epiteto di “puttana”? Perché la si è sempre definita oggetto del desiderio di Odisseo? Abbiamo deciso di lavorare a partire dalle fonti letterarie di M. Miller e M. Atwood per dare un respiro più ampio e contemporaneo a questa figura femminile, riscattandola dall’immagine di semplice Femme Fatale. Da carnefice a vittima, da comparsa a protagonista. La drammaturgia originale che stiamo costruendo racconta una versione differente di questo personaggio così affascinante ed enigmatico. Ci interessa raccontare la Circe PRIMA del famoso incontro con Odisseo, la Circe bambina e il percorso di trasformazione e cambiamento che la porterà a diventare non solo maestra di magie e filtri, ma soprattutto grande conoscitrice di sé stessa e dell’animo umano. L’attaccamento al padre Elios, Dio del Sole che non ha esitato ad esiliarla per compiacere Zeus, il rapporto conflittuale con la madre Perseide che non la guarda nemmeno; e poi ancora la scoperta del sesso, dell’amore o del presunto tale. Vogliamo raccontare le esperienze diverse che ne plasmano la personalità, parlare della metamorfosi tutta interiore e moderna di questa “donna”, di questa “Dea dalla voce Umana”. In tal senso l’elemento sonoro sarà fondamentale nello spettacolo, sia per la presenza di composizioni elettroniche che per l’uso della voce metallica del microfono. In scena un praticabile e 5 vasi con gli elementi primari dell’isola: sassi, foglie, conchiglie, sabbia, rami. Un turbine di materia e suono che lava e lenisce, sporca e soffoca. Circe è l’isola deserta e la sua vera “stregoneria”, altro non è che saper ascoltare la natura e viverla con una passione travolgente.
Credits: produzione ZERKALO |Direzione Artistica Alessandro Machìa| co-direzione artistica e resp. formazione Alessandra Fallucchi| organizzazione generale Rossella Compatangelo| Scene e Costumi Sara Bianchi| Musiche Massive Attack| Luci Beppe Filipponio| Assistente alla regia Chiara Anzelmo |Movimenti Scenici Fabrizio Federici| Foto Manuela Giusto