Moderato da Raffaele Coppola (Centro Iniziative Culturali e Artistiche Giorgio La Pira), sabato sera all’insegna del ricordo del Sindaco “Santo” di Firenze Giorgio La Pira, presso il Salone del Santuario di Materdomini, in occasione della presentazione dei volumi “Giorgio La Pira, i Capitoli di una Vita. “, preziosissimi scritti a cura di Giovanni Spinoso e Claudio Turrini. Prima degli interventi degli autori, la presentazione dell’evento, affidata al Maestro Antonio Salzano, presidente del Centro Iniziative che da decenni opera a Nocera Superiore: nacque nel 1990 da un’idea dello stesso Salzano che ha “conosciuto” il professore La Pira il 7 novembre 1977 in occasione dei suoi funerali, imponenti per la grande partecipazione collettiva. Obiettivo principale dell’Associazione è fare conoscere l’opera e il
pensiero del “professore”, la dottrina sociale della Chiesa e la valorizzazione del territorio dell’agro nocerino-sarnese dal punto di
vista dell’arte e della cultura (tutti ricordano ad esempio il convegno in occasione del Centenario di Giorgio La Pira del 2004 dal titolo “L’attesa della povera gente”).
“Un lavoro che ci è cresciuto in mano”. Oltre 2100 pagine, tre volumi, migliaia e migliaia di documenti analizzati. Questo è “Giorgio La Pira. I capitoli di una vita” di Claudio Turrini e Giovanni Spinoso.
L’opera di Turrini, che è stato direttore di Toscanaoggi.it, e di Spinoso, già inviato di Avvenire e giornalista Rai, è una radiografia di tutto quel che, ad oggi, è documentato della vita e dei pensieri del sindaco che molti vorrebbero santo. E poteva essere anche più ampia: “Se non avessimo avuto l’obbligo di uscire – fa sapere Turrini –, saremmo arrivati a 2500 pagine”. Solo l’epistolario di La Pira conta 50mila documenti. Tra gli scritti più rari e significativi ci sono 38 quaderni nei quali “il professore”, così tutti lo chiamavano (compresi gli autori che lo hanno conosciuto personalmente) annotava quotidianamente i suoi pensieri, le sue riflessioni: li abbiamo del 1935, poi 51 e poi dal 56 alla morte. Il santo del giorno, riflessioni sulla Parola di Dio o le note a margine dopo la partecipazione all’Eucaristia: questo scriveva. Non diari pubblici, ma riflessioni per se stesso. Per questo è stato così difficile interpretarle, c’erano tantissime abbreviazioni”.
“Tutte le biografie uscite finora si fermano al 1965, quando La Pira venne emarginato da Palazzo Vecchio – spiega Giovanni Spinoso -. Da lì manca tutta la parte internazionale. La Pira ha contribuito agli accordi di Helsinki del ’75. Già dal ’72 insisteva per unire tutti i paesi europei, anche la Russia”.
Sognatore, politico, pragmatico, credente, chi era La Pira? “La Pira è soprattutto un credente – spiega Turrini -. E, ancora prima, un convertito: ha vissuto per anni accanto allo zio, un massone anticlericale e per anni respira questo. Poi vede nell’arte e nella letteratura (Dostoevskij e Quasimodo in primis) una porta per la spiritualità. Arriva a una conversione piena. È la Pasqua del 1924 che gli cambia la vita, un vero e proprio incontro con Cristo. ‘Io non sono sacerdote, un giovane a cui il Signore ha fatto la grazia: il desiderio sconfinato di amarlo e di farlo sconfinatamente amare’, è una delle sue frasi più significative. Ecco, in qualsiasi ambiente, e con chiunque, lui aveva questo obiettivo: testimoniare la gioia del Risorto”. Costituente, Sottosegretario al lavoro, sindaco, La Pira ha ricoperto tanto incarichi diversi: “In ciascuno di essi resta un credente vero, integrale, in dialogo con tutti. E’ questa la sua grande capacità”.
Come politico, prosegue Turrini, era anzitutto un uomo libero, “perché tutti gli incarichi che ha avuto non li ha mai cercati”. l 27 novembre 1953 ad Amintore Fanfani scrive: “ti voglio bene, ma di fronte ai tuoi richiami di ministro io riprendo “la mia libertà totale, la mia ‘permanente franchigia’ di uomo che non ha mai chiesto di essere dove è e mi sento libero, ‘anarchico’, a Dio solo soggetto”.
“Un milione di disoccupati, per lui erano una bestemmia – conferma Spinoso -. Aveva una grande capacità di risolvere i problemi. Ha seguito un centinaio di vertenze, nel concreto”.
Il primo tomo (776 pagine) ripercorre anno dopo anno «i capitoli di una vita» del Professore dal 1904 al 1950. Dalla natìa Pozzallo, cittadina mediterranea sulla punta della Sicilia orientale, agli studi di ragioneria e di giurisprudenza a Messina, con la riscoperta della Fede, suggellata dall’esperienza mistica della Pasqua 1924. Dalla scelta di laurearsi a Firenze nel 1926, con una tesi in Diritto romano, all’apostolato tra i giovani dell’Azione cattolica e l’amicizia con gli ebrei. Dal 1939 al 1940 la pubblicazione della rivista «Principî» contro fascismo e nazismo e la creazione nel 1943 del foglio clandestino «San Marco». Dopo l’8 settembre, ricercato dalla polizia politica fascista, La Pira trova rifugio a Fonterutoli nel Senese, ospite della famiglia Mazzei.Particolarmente significativo il periodo tra il dicembre 1943 e l’agosto 1944, quando La Pira – raggiunta Roma – opera attivamente dapprima sotto la protezione di Giuseppe Pollicina e di mons. Mariano Rampolla del Tindaro, poi di mons. Giovanni Battista Montini. Nella capitale, tra l’altro, anima le Messe del povero che don Moresco aveva iniziato sull’esempio fiorentino e continua a seguire a distanza con grande premura quella di San Procolo, rimasta nelle mani dei suoi collaboratori. Tornato il 2 settembre 1944 nella Firenze finalmente liberata, è nominato alla presidenza dell’Ente comunale di assistenza e viene eletto il 2 giugno 1946 alla Costituente, dove è protagonista nella stesura della prima parte della nostra Carta costituzionale. Ne sperimenterà gli orientamenti come parlamentare e sottosegretario al ministero del Lavoro nel V governo De Gasperi, dal maggio 1948 al gennaio 1950.
Il secondo tomo (710 pagine), è centrato sull’esperienza di La Pira sindaco di Firenze, tra il 1951 ed il 1964: tre mandati caratterizzati dall’attenzione agli ultimi ed ai poveri, dalla difesa del lavoro, del diritto alla casa e della giustizia sociale, ma anche dal dialogo con culture e fedi diverse, riaffermando il valore inalienabile delle città e il loro protagonismo sulla scena mondiale.
Il terzo tomo (614 pagine) ripercorre gli anni dal 1965 al 1977, forse i meno conosciuti, che coincidono invece con l’impegno a tutto campo di La Pira per costruire la pace, attraverso il disarmo ed il dialogo tra i popoli, accettando la nomina, nel 1967 a Parigi, alla presidenza della Federazione mondiale delle città gemellate per la quale delineò subito l’impegno di «unire le città per unire le nazioni».
Il volume, arricchito da una prefazione del cardinal Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, da una presentazione della Fondazione La Pira, nonché da una dettagliata Nota degli Autori, offre numerosissime schede biografiche, un ampio indice dei nomi e la bibliografia completa e aggiornata.