Coloro che governano il mondo nell’ultimo periodo, cioè dall’ inizio dell’anno, stanno colloquiando sempre più de visu, quindi in presenza, anche a costo di affrontare trasferte alquanto stressanti. Con frequenza sempre maggiore, tutti continuano a incontrare tutti, in casa o in trasferta, e la notizia, va da sé, non può essere considerata se non positiva. Un tempo, peraltro non molto lontano, quando a governare per lo più erano le teste coronate, erano gli eventi come l’incoronazione di un re, appunto, di un matrimonio, un funerale, sempre di chi aveva in mano le sorti di un paese, a motivare la convencion, molte volte fuori programma. Ciò accadeva sempreché i paesi degli illustri ospiti intrattenessero rapporti diplomatici con quello che era il paese teatro dell’evento. Anche se talvolta quegli incontri erano usati come occasione per sanare strappi in maniera molto più soffice e facile che non in situazioni normali. Mettendo a fuoco l’obiettivo sul Bel Paese, questo ha assistito già all’inizio della settimana alla partenza della Premier Meloni alla volta di Reijkiavik, in Islanda, dove si è riunito il Consiglio d’ Europa.
Evento che non accadeva da decenni, quindi di particolare valore, anche simbolico. In quel consesso, l’argomento più importante all’ordine del giorno è stata la questione Ucraina. La virago romana è stata più che incisiva nell’esprimersi al riguardo, dicendo che una sconfitta dell’Ucraina deve essere esclusa anche come ipotesi, in caso contrario la debacle coinvolgerebbe l’ intera EU. Quindi, in anticipo sul programma di viaggio, la Prima Donna del governo del Paese è partita alla volta di Hiroshima per prendere parte ai lavori del G7. Al ritorno la Capo del Governo farà tappa in Kazhakistan e prima che la settimana volga al termine, sarà di nuovo a Roma. A prescindere da ogni considerazione sulla importanza degli argomenti in discussione nei vari incontri, varie volte l’ opportunità di partecipare in presenza all’esecuzione di un lavoro ha trovato in campagna il modo per essere sintetizzata con un’ espressione del genere: “se desideri che un lavoro sia eseguito bene, mettiti in prima linea a dirigerlo, dando l’esempio di come si fa”, o anche “se hai a cuore in modo particolare la riuscita di un’ opera, affrontala mettendoci pan(ci)za e presenza” e altre dello stesso genere. È vero e si fa sempre più evidente, l’affermazione che la telefonia di ultima generazione, in uno con l’applicazione delle ultime realizzazioni dell’intelligenza artificiale, ha concesso l’ opportunità di far lavorare insieme, anche se virtualmente, soggetti di parti diverse del mondo. Le stesse talvolta sono lontanissime, ciononostante i risultati che si ottengono in tal modo sarebbero sembrati sogni e niente di più fino a solo qualche anno fa. Altrettanto innegabile è l’osservazione che talvolta, oltre a argomentare per tabulas, è il guardarsi negli occhi che gioca la parte più importante affinché da un colloquio venga fuori la soluzione ottimale del problema affrontato. Esiste però un limite oggettivo perché quanto innanzi scritto possa attuarsi sempre. Esso è di tipo strutturale, per usare un termine di moda. In poche parole, allo stato, la presenza in più parti, sempre descritta ma mai documentata, interessa Sant’ Antonio per i cattolici e i santoni indù per gli induisti, in grado di essere ubiqui, cioè presenti nello stesso tempo, rispettivamente, il primo in 13 luoghi diversi, i secondi ad libitum. Se ne possono trarre tutte le considerazioni che si vogliono ma una cosa è certa: non é con gli sberleffi a distanza che si riuscirà a raggiungere un cessate il fuoco che possa durare. Lo tengano presente gli oligarchi russi e quella feccia che li circonda, a cominciare dall’incredibile Brigata Wagner e chi la comanda, che ricordano molto da lontano i protagonisti del vecchio film “Al soldo di tutte le bandiere”. Sarebbe opportuno che i governanti dei paesi coinvolti nelle guerre che dilagano nel mondo facessero il punto su quanto la loro condotta abbia fatto male alle popolazioni che pretendono di governare, meglio sarebbe dire vessare. Salvo in tempo, prima che succeda l’irreparabile.