Il teatro antico di Pompei per due giorni ha ripreso a vivere: il 27 e 28 maggio è andato in scena Acarnesi Stop the War! uno spettacolo realizzato da soli attori/studenti, giovanissmi provenienti dalle scuole delle zona vesuviana, diretti dalla paziente creatività di Marco Martinelli accompagnati dalle musiche di Ambrogio Sparagna e con il disegno luci di Vincent Longuemare. Ingredienti? Un testo del commediografo del V secolo a.C. Aristofane da rileggere con occhi contemporanei con una buona dose di amara comicità che lascia spazio alla speranza. Un lavoro laboratoriale condiviso tra gli studenti dell’istituto di Istruzione Superiore Secondaria Statale “Eugenio Pantaleo”di Torre del Greco, dell’Istituto Tecnico Industriale Statale “Renato Elia”di Castellammare di Stabia, del Liceo Statale “Ernesto Pascal”di Pompei e prodotto dal Parco archeologico di Pompei in collaborazione con Ravenna Festival, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale. E’ la seconda puntata dell’ esperimento-progetto “Sogno di volare”, avviato dallo scorso anno, che prevede avvicinare i più giovani a dimensioni, spazi, luoghi antichi del proprio territorio vesuviano: con uno sguardo rivolto verso il passato, nello specchio della cultura classica si riflette l’immagine delle dinamiche sociali di oggi, rilette dalla verve e freschezza di occhi giovanissimi.
Lo spunto di partenza è, in questo caso, l’Acarnesi di Aristofane: nello sfondo della guerra del Peloponneso, si racconta di come Diceopoli, un contadino ateniese stanco di vedere i suoi raccolti distrutti dalla guerra e dai soldati riesca, dopo esser rimasto inascoltato nell’assemblea della città, prima a procurare la pace almeno per lui e la sua famiglia, poi, mentre viene perseguitato dagli acarnesi come traditore, a cambiare la situazione grazie alla sua capacità di persuasione. Un racconto, quanto mai attuale, che viene rielaborato in un percorso laboratoriale insieme con i ragazzi: l’effetto di questo “avvicinamento alla contemporaneità” è a tratti esilarante. Per esempio Diceopoli diventa Giustino Diceopoli e non può che essere un produttore di friarielli. Lo stesso personaggio interpretato da tre giovani attori e uno è cinese, il che ha effetti esilaranti perché la lingua diventa veicolo di incomprensione. Durante lo spettacolo si ride spesso perché si gioca con parole note, con scene di film, con paradossi come quando un Acarnese, parte di quel popolo che ha alle spalle generazioni di guerra, afferma di voler tagliare le unghie per punire Giustino (gli altri avevano espresso determinazioni leggermente più dure). Il racconto è ironico e allusivo a una contemporaneità di grande impatto anche quando per diffamare Giustino si trasmette da casa sua un programma televisivo, in cui le donne della tv svelano di aspettare un figlio da Giustino, una fake news per screditarlo in diretta. La risata nasce dal gioco, dalla verve dei ragazzi, dalla coralità che domina tutte le scene e che cerca di rispettare i tempi di una comicità che, se pure a volte può sembrare un po’ scontata, trasmette la necessità di ridere difronte a una tragedia per trovare una nuova strada. Il finale è speranzoso, è una possibilità, forse un po’ surreale ma nasce da una sentita esigenza di pace. La politica accetta la nuova esigenza di pace che crea consenso. I giovani chiamano tutti a fare festa ed è sulle note del “ballo sul tamburo” coinvolgente e popolare che tutti, persino il direttore Zuchtriegel promotore di questo approccio didattico e creativo, si lasciano andare nella speranza.
Dopo il debutto a Pompei, ACARNESI STOP THE WAR! sarà poi presentato il 3 giugno a Ravenna nel programma di Ravenna Festival.