Un’altra donna uccisa dal proprio partner, stavolta due vittime in una, dato che Giulia Tramontano era incinta di 7 mesi.
Eh già, Giulia viveva vicino Milano, anzi conviveva con il suo aguzzino, da cui aspettava un figlio e da cui era stata prima tradita e poi barbaramente massacrata.
Alessandro, l’assassino che ha attirato su di sé l’ira del mondo intero, giustamente, ha accoltellato Giulia e non ha permesso che suo figlio nascesse perché voleva liberarsene definitivamente ed avere un’ altra relazione, peraltro già avviatissima.
Ora lui è vivo mentre Giulia e il suo bambino nel ventre non lo sono più.
Immagino il terrore negli occhi di lei quando si è vista accoltellare, non una, ma più volte, finché non è deceduta. Avrà avuto il tempo di versare anche una lacrima per il suo figlioletto mai nato, di scongiurarlo di non ammazzare entrambi, forse gli avrà anche promesso che sarebbe sparita e che gli avrebbe ridato la libertà che desiderava .
Lei avrà urlato o forse lui gliel’avrá impedito, con una mano, l’avrà presa a calci o a pugni prima di pugnalarla. Giulia avrà sentito la vita volare via dal suo corpo assieme all’ultimo battito di suo figlio.
Ho partorito pochi mesi fa, per la terza volta, so bene quanto ci si senta ingombrante, lenta e indifesa al settimo mese di gravidanza: basta poco per uccidere una donna a quel punto della gestazione perché non si ha molta agilità.
Il femminicidio è un crimine troppo diffuso e troppo sottovalutato; occorrono non solo pene severissime come il carcere duro per tutta la vita, ma anche la prevenzione di determinate nefandezze. Quando scopriamo che una nostra amica, una figlia, una sorella ha litigato con il proprio partner, allarmiamoci, apriamo gli occhi, andiamo di persona a vedere cosa succede, parliamo sia con la vittima che col presunto carnefice, oltre alla creazione di sportelli di ascolto, numero verdi, associazioni, divulgazione sui media, ecc…
Dire basta non è sufficiente, inutile indignarsi a cosa fatta. Il governo si attivi in primis ad assicurare pene certe e severissime per questo genere di omicidio ( ovviamente per tutti gli omicidi ) perché nessuno deve sentirsi più in diritto di ammazzare un’altra persona, come una specie di dio della morte senza cuore né anima, né coscienza.
Ho anche una figlia femmina e non so come si senta ora sua madre che continuava a scriverle messaggi col cellulare sapendola lontana, incinta, ai ferri corti col suo compagno, mentre stava morendo.
Nessuno poteva immaginare che accadesse?
Si dice sempre così, sono stufa e incredula. Nessuna infermità mentale deve essere concessa, se è pazzo, quest’assassino fedifrago marcisca in carcere espiando i suoi peccati sia qui che nell’aldilá, ammesso che esista.
Non lo chiedo solo da donna, ma anche da madre! Che nessun’altra persona parli con lui finché è in vita, che non venga concesso alcuno sconto della pena, che si cominci da lui ad inibire altri potenziali assassini, con una esemplare punizione, eterna e senza ripensamenti né compassione. Se vorrà, sarà Dio a perdonarlo, o Giulia col suo bimbo mai nato nel ventre.
Non me ne vogliano i cattolici, i buonisti, non sono nemmeno a favore della tortura o della pena di morte, ma se accadesse a mia figlia probabilmente tenterei di mettere in atto la legge del taglione, quindi rinchiudetelo in un carcere di massima sicurezza, isolato per sempre, a riflettere sull’orrore perpetrato e ad impazzire sul serio, evitando di fare passare altri guai ai familiari.
Che Giulia e il suo piccolo riposino in pace, invece.🌹
Annalisa Capaldo