“Abbiamo chiuso un accordo da 10 milioni a stagione con il Governo: il nostro campionato fuori dall’Italia si chiamerà Serie A Made in Italy”, ha spiegato allo spagnolo As, in un’intervista nella quale il manager non ha potuto che partire dal periodo positivo che il calcio italiano sta attraversando, soprattutto a livello europeo.
Ma ora l’asticella si alza. “Stiamo creando un prodotto più interessante: il tempo effettivo giocato è del 66%, rimane il 33% che dovrebbe essere più attraente, ad esempio, con le telecamere che vengono utilizzate nel cinema. Al giorno d’oggi dobbiamo competere con Netflix e Amazon, guadagnare il tempo libero della gente”.
“Costruire un buon prodotto attira nuovi investitori”, ha detto ancora, guardando anche alle trattative con i fondi. “Hanno iniziato a negoziare con l’Italia perché siamo il campionato con più potenzialità”, la sua spiegazione.
Un banco di prova sarà sicuramente l’asta per i diritti tv delle prossime stagioni. “Puntiamo tra i 1.150 e i 1.380 milioni di euro a stagione per l’Italia. Anna Guarnerio, direttrice dei diritti internazionali, sta lavorando per spostare all’estero da 250 a 400 milioni di euro”, ha detto.
“Negozieremo con emittenti, intermediari e anche con fondi che possano commercializzare e distribuire il canale della Serie A, che sarebbe pronto entro un anno”, ha aggiunto.