Accadde proprio a giugno, di ben 13 anni fa ,era il 7 giugno del 2010. La città fu costretta a vivere ore di incubo vero e proprio. Un neonato “rapito” all’Umberto I tra lo sconcerto generale e la grande paura di genitori e familiari del bimbo appena nato, L’incubo durò una decina di ore, fino a quando gli uomini della squadra mobile e del Servizio operativo centrale della Polizia lo riconsegnarono sano e salvo ai genitori dopo un blitz in un appartamento della cittadina in provincia di Salerno. A rapirlo era stata una donna, infermiera di 42 anni in servizio al Cardarelli di Napoli e madre di due figli. L‘infermiera aveva abortito da pochi giorni e aveva organizzato il rapimento lucidamente: voleva dimostrare al suo compagno di aver avuto un figlio maschio. I vari passaggi giudiziari, al di là della posizione dell’infermiera “rapitrice” , hanno tirato in ballo inevitabilmente le responsabilità dell’Umberto I. Tanti i punti di domanda, quasi tutti riconducibili al come fosse stato possibile ad una persona terza – sia pur in abiti da infermeria – di introdursi dove c’era il neonato senza che nessuno provasse a fermarla. Qualche giorno fa. + arrivato il giudizio di secondo grado: scagionato da ogni responsabilità l’ospedale. Si arriverà in Cassazione ? Probabilmente sì, magari dopo aver letto le motivazioni appena saranno depositate.